Quello della condizione carceraria italiana è un argomento a cui si lascia poco spazio bianco. I numeri non parlano così come inesistenti sono i servizi preposti alla reintegrazione e al supporto sanitario e psicologico. I notiziari e i quotidiani si limitano a riportare il fatto con l’illusione di aver fatto notizia spoilerando i retroscena, depistando la notizia in qualche modo, o affidandosi ad un giudizio di natura morale. Nessun telegiornale o quotidiano aggiorna lo stato di difficoltà, o peggio di abbandono in cui versa la sanità penitenziaria italiana. Cosa accade veramente dietro quelle sbarre? I carcerati sono numeri senza identità, morti per overdose o per malattie non curate. Nessun portavoce si fa carico di questa umanità fuori dal mondo, lasciata al suo disordine e senza assistenza.
Eppure, la società e l’insieme delle leggi che la governano, infliggono ogni giorno migliaia di omicidi fantasma senza autore e senza sporcarsi direttamente le mani. Come? Non garantendo i servizi sanitari dovuti. I tribunali applicano in maniera disomogenea le norme sul differimento della pena per le persone gravemente malate. ( art. 146 e art. 147 c. p.), la scarcerazione, inoltre, non è concessa per i soggetti ancora pericolosi nonostante le gravi condizioni di salute in cui possono versare. Il mancato rispetto degli articoli costituzionali, è un fatto tutto italiano. L’art. 1 insegna che: i detenuti e gli internati al pari dei cittadini in stato di libertà , hanno diritto all’erogazione delle prestazioni di prevenzione , diagnosi , cura e riabilitazione, efficaci e appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel Piano Nazionale Sanitario.
Ciò che si è verificato è esattamente il contrario: il taglio delle risorse economiche destinate alla spesa sanitaria per i detenuti.
Assistenza sanitaria e supporto psicologico inesistente: La malasanità nelle carceri italiane, si fa posto. L’assistenza sanitaria, quando offerta, viene spesso utilizzata dai detenuti per cercare di ottenere migliori condizioni di detenzioni e agevolazioni sulla pena. Tuttavia,i medici a loro volta, tendono a minimizzare i sintomi dei , a tamponarli con dei farmaci piuttosto che curarli quotidianamente. E come se non bastasse, ,mancano i supporti psicologici, e il suicido è l’unico mezzo per sfuggire alla desolazione e al senso di colpa, l’unico modo per evadere dalla solitudine e da una sensazione coatta di oppressione. E’ un carcere “duro” quello italiano, privo di umanità, dove chi sbaglia non può recuperare, non può imparare a rieducarsi alla vita sociale, quella del mondo di fuori separato da quello di dentro. Celle fatiscenti, assistenza sanitaria e psicologica assente, strumenti rieducativi e di reinserimento alla vita sociale, neanche a parlarne. Francesco Ceraudo, presidente dell’Associazione dei medici penitenziari, ha definito il carcere una fabbrica di handicap, i tagli alle risorse hanno prodotto il dimezzamento del personale e l’aumento delle ospedalizzazioni e dei suicidi; oltre a perdere la libertà, si è costretti a rinunciare alla vita per deprimento, malattie croniche mal curate e scioperi della fame.
I dati all’ombra dell’opinione pubblica ricavati da “Altracittà”e “Perun’altracittà” (giornali fiorentini):
Anni | Suicidi | Totale morti |
2000 | 61 | 165 |
2001 | 69 | 177 |
2002 | 52 | 160 |
2003 | 56 | 157 |
2004 | 52 | 156 |
2005 | 57 | 172 |
2006 | 50 | 134 |
2007 | 45 | 123 |
2008 | 46 | 142 |
2009 | 72 | 177 |
2010 | 66 | 184 |
2011 | 66 | 186 |
2012 | 60 | 154 |
2013 | 49 | 153 |
2014* | 31 | 108 |
Totale | 832 | 2.346 |