Da giorni, ormai, ci sono molte polemiche in seguito alle parole pronunciate dall’assessora al Welfare della regione Lombardia Letizia Moratti durante una riunione con i capigruppo del Consiglio regionale. Moratti ha proposto di prevedere il valore del Pil, il prodotto interno lordo, tra i criteri per decidere i tempi di consegna e distribuzione del vaccino contro il coronavirus alle regioni. Gli altri tre criteri citati da Moratti sono la mobilità regionale, la densità abitativa e le zone «più colpite», cioè quelle con alta incidenza e mortalità causate dal virus.
Moratti, la distribuzione del vaccino e il PIL: scoppia la polemica
Moratti ha detto di aver scritto una lettera con tutte le richieste della Lombardia da inviare al commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri. Già dalla serata di lunedì, alla pubblicazione dei primi articoli online sono seguite reazioni stupite e particolarmente critiche all’ipotesi di valutare la ricchezza di una regione quale criterio di distribuzione di un bene considerato universale come il vaccino. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha detto che «si fa fatica a credere che si possa subordinare l’uguale diritto alla vita di tutti a dati economici. La signora Moratti è persona intelligente e civile. Mi auguro che voglia chiarire che si è trattato di un’affermazione non meditata».
La risposta di Letizia Moratti
Martedì mattina, durante un intervento in Consiglio regionale, l’assessora Moratti ha detto che le sue parole sono state fraintese e che il criterio del Pil era legato a una possibile valutazione dell’opportunità di mantenere l’area rossa in Lombardia.
«Ho fatto una riflessione che ho voluto proporre anche ai capigruppo del Consiglio, per proporre al commissario Arcuri una riflessione da sviluppare poi in sede di conferenza stato-regioni, per il miglioramento del piano vaccinale, tenendo conto che la salute è naturalmente e indiscutibilmente un diritto prioritario, un diritto costituzionale di tutti i cittadini senza differenza alcuna solennemente sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Gli spunti che intendo suggerire partono proprio dal tema delle zone più colpite e che potrebbero riguardare mobilità e densità abitativa perché sono fattori di accelerazione della trasmissione del contagio. Non ho mai pensato di declinare vaccini e reddito. Il Pil è un indicatore economico-finanziario che attesta l’attività in una Regione che, questo sì ho detto, è il motore dell’Italia. In questo senso, la Lombardia ha la necessità di essere tenuta in considerazione, non parlo di piano vaccini ma di zona rossa. Il rischio per questa regione è di fermarsi e di fermare il lavoro, le attività, la vita sociale e quindi, per questo motivo, con il presidente Fontana, abbiamo ritenuto di voler presentare il ricorso per uscire da zona rossa, perché la Lombardia non la merita».
Cosa ha detto davvero l’assessore Moratti e il dietrofront
Il Fatto quotidiano ha pubblicato l’audio della riunione. Moratti dice di aver già parlato con Arcuri e di aver «proposto quattro criteri: le zone più colpite, la densità abitativa, il tema della mobilità e il contributo che le regioni danno al Pil. Secondo me questi criteri dovrebbero essere tenuti in considerazione non tanto per modificare la distribuzione dei vaccini perché non sarà possibile, ma se non altro per accelerare nei confronti di quelle regioni che corrispondono a questi criteri». Secondo poi le indiscrezioni dell’assessorato regionale al Welfare emerge che il testo non conterrà nessun riferimento al Pil.