“Un’icona del cinema italiano” è l’espressione che più di tutte stiamo leggendo e sentendo in queste ore da quando è stata diffusa la notizia della morte dell’attrice Monica Vitti. In realtà, Maria Luisa Ceciarelli (era questo il suo nome all’anagrafe) è stata molto di più. In questo momento così triste vogliamo ricordarla con una sua celebre frase: “Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi si alza felice”.
Teatro e cinema
La sua brillante carriera è storia nazionale. La passione per la recitazione risale all’adolescenza vissuta negli anni tragici della seconda guerra mondiale e viene suggellata nel 1953 con il diploma presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica diretta da Silvio D’Amico. Gli esordi teatrali la vedono impegnata su autori importanti come Shakespeare e Molière. Al cinema i suoi primi ruoli importanti li deve a Michelangelo Antonioni che la vuole protagonista della tetralogia dell’incomunicabilità: i quattro film “L’avventura”, “La notte”, “L’eclisse” e “Deserto rosso”. Con Mario Monicelli, invece, la sua carriera subisce una svolta per così dire comica. La sua verve brillante la rende l’attrice ideale per interpretare il ruolo di Assunta Patanè, ne “La ragazza con la pistola”, che viaggia fino in Scozia per stanare l’uomo che l’ha disonorata e vendicarsi. E ancora Adelaide Ciafrocchi, la fioraia romana al centro del triangolo amoroso de “Il dramma della gelosia”.
La commedia all’italiana
Parti che la porteranno a conquistarsi un ruolo di prim’ordine nel filone della commedia all’italiana. Reciterà al fianco di Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Philippe Leroy, Gigi Proietti, Gastone Moschin. Anche se il suo nome viene spesso associato a quello di Alberto Sordi con il quale la ricordiamo in “Polvere di stelle”, “Amore mio aiutami”, “Le coppie”, “La meravigliosa coppia”, “Io so che tu sai che io so”. Un ruolo, il suo all’interno della commedia all’italiana, che non fu di comparsa o di spalla accanto al partner maschile, ma di vera protagonista per il quale non le mancarono i riconoscimenti. 5 David di Donatello, un Orso d’argento, 3 Nastri d’argento, 4 Globi d’oro, e, nel 1995, il Leone d’oro alla carriera.
La morte dell’attrice Monica Vitti
Chi si voglia cimentare nell’arte del cinema deve gioco forza confrontarsi con la sua figura, con il suo talento, con la sua personalità. Esempio di una bellezza autentica e senza fronzoli, ha portato sullo schermo le mille sfaccettature della donna. I suoi lati più oscuri, quelli che la società dell’epoca imponeva di nascondere. Lo ha fatto con la profondità dei primi personaggi, appunto, e la comicità di quelli che seguirono. Ridere e far ridere era il vero motore della sua arte. Nei momenti drammatici della seconda guerra mondiale, che lei visse da adolescente, come dicevamo, soleva intrattenere i suoi fratelli con piccoli spettacoli per distrarli dall’orrore che li circondava. Ecco, i suoi personaggi erano ricchi di umanità, di un’umanità sentita che trasmetteva anche nella vita reale, che arrivava dritta al pubblico. La sua voce roca, che non sentiamo già da anni, dal suo ritiro dalle scene, è qualcosa che non possiamo dimenticare, che non dobbiamo dimenticare.