Electronic Art Cafè, in occasione del centenario della rivista “De Stijl”, organizza una personale dell’artistaGiampaolo Atzeni, dedicata a Piet Mondrian. Nel wine bar Camponeschi, in piazza Farnese, a Roma, sarà esposta l’opera “Mondrian è di moda”, acrilico su tela 153×270 2008, accompagnata da dieci tavolette in legno ispirate al fondatore del neoplasticismo.
Era il 1917 e l’artista Theo van Doesburg dava alle stampe a Leiden il primo numero della rivista “De Stijl”. Un magazine che a dispetto della ridotta circolazione – solo 30 abbonati – ha avuto il grande merito di lanciare il nuovo movimento modernista che si ispirava ai concetti sull’astrazione e sul colore elaborati dall’inteso e breve sodalizio tra Piet Mondrian e Bart van der Leck. A 100 anni di distanza è partito da L’Aia, per diffondersi in tutta Europa, un fitto calendario di celebrazioni del movimento: mostre, eventi, inaugurazioni di nuovi spazi museali.
L’arte astratta, teorizza Mondrian, nasce dalla consapevolezza che non si possono rappresentare con immagini le cose come sono e come si manifestano nel continuo variare delle loro proprietà sensibili e visibili: il pittore ricorre allora al procedimento di “denaturalizzazione della materia”, che nella pittura significa astrarre dal colore naturale lo stato più puro possibile, corrispondente al colore primario. Gli elementi distintivi del movimento e delle sue opere sono una tavolozza fatta solo di colori primari e linee nere rette e ortogonali. In questo modo la realtà apparente diviene astratta, idealizzata, simbolo stesso dell’attività creativa.
La ricerca di Mondrian trova il suo culmine nelle “Composizioni”, dove quadrati e rettangoli prevalentemente rossi, gialli e blu diventano macchie di colore su uno sfondo bianco intersecato da linee nere orizzontali e verticali che vanno a rappresentare rispettivamente il principio vitale femminile e quello maschile e che, dunque, incrociandosi, generano vita, energia, forme: quelle stesse che si mostrano sfacciate nei loro colori primari. Le “Composizioni” definiscono il suo stile, universalmente riconosciuto, che ha influenzato la moda, il disign e la pubblicità.
A subire il suo fascino primo su tutti Yves Saint-Laurent, da sempre grandissimo appassionato d’arte, che a metà degli anni ’60 stampa su un abito in jersey di lana dal taglio ad A le geometrie artistiche di Mondrian. Il miniabito diventa un simbolo della griffe e di un’intera generazione di appassionate di moda ed è il primo di un’intera collezione di sei “cocktail dress” dedicata all’artista, dove gli abiti diventano tele tridimensionali, materiche come mai prima d’ora, in movimento, nonostante la loro geometria in apparenza statica.
E proprio a Yves Saint-Laurent si ispira il quadro di Giampaolo Atzeni “Mondrian è di moda”, dove il famoso miniabito è il protagonista, sia che sia da solo su un manichino, sia che vesta donne – donne di spalle, sensualmente appoggiate ad una finestra o gambe di donne accavallate – sia che si trasformi in un allettante tavolino sorretto da gambe di donne, sui cui poggiano le famose “dolci tette”.
Così la fertile fantasia di Atzeni riesce ad accompagnare un grande della storia dell’arte come Mondrian al tavolo della simpatia, lontano dai rigidi schemi delle scuole, nel suo mondo ironico e ludico, senza alcun timore. Lo fa con il rigore della tecnica, l’attenzione per il dettaglio, la felicità cromatica che contraddistinguono tutte le sue opere. Con il suo stile. Perché lo stile, come ha teorizzato Mondrian, nell’arte come nella vita è tutto.