Gli ultimi dati dell’Istat dicono che nel nostro Paese circa 7 milioni di donne hanno subito violenza, fisica o psicologica, nella loro vita: il 31% ha trai 16 e i 60 anni (quasi una donna su tre). Cinquantotto le donne uccise da partner o ex fidanzati nei primi sei mesi del 2016. Oltre al femminicidio, esistono ragazze, madri e figlie che nel silenzio subiscono soprusi: secondo Telefono Rosa, 8.856 donne sono state vittime di violenza e 1.261 di stalking. Si stima, inoltre, che il 90% delle donne non denuncia.
E proprio in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ogni 25 novembre dal 2005 accende i riflettori su una strage silenziosa che spesso si consuma tra le pareti domestiche, che si terrà presso la Sala Convegni Zannini della Clinica Mediterranea il primo incontro del calendario Mondo Donna 2016-17 dal titolo “Prevenire la violenza? Proviamoci con l’educazione dei sentimenti”. Obiettivo: invitare tutti gli adulti (genitori, educatori, insegnanti) a non preoccuparsi solo delle necessità materiali di figli e studenti ma a fare in modo che i ragazzi possano esprimere le proprie emozioni – paura, rabbia, disagio – in maniera non violenta.
Interverranno: Enrico Coscioni, Consigliere del Presidente della Regione Campania, Chiara Marciani, Assessore regionale alle Pari Opportunità, Daniela Villani, Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Napoli, Salvatore Panico, Silvestro Scotti – Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli – e Maria Triassi, del comitato scientifico di Mondo Donna, l’attrice Cristina Donadio, tra i protagonisti della serie “Gomorra”, Luisa Franzese, Direttore Generale USR Regione Campania, Padre Antonio Loffredo, Edoardo Patriarca, Presidente Centro Nazionale Volontariato e Presidente Istituto Italiano della Donazione e Promotore della Legge sul Terzo Settore, Elvira Reale, Psicologa e Componente Osservatorio Nazionale Anti Violenza.
A seguire ci sarà un’installazione dell’artista Tommaso Ottieri. “L’idea di base – spiega Ottieri – è rovinare con un segno arancio un ritratto molto delicato di donna. Questo è il modo in cui generalmente i fotografi di moda contrassegnano i provini riusciti di una session fotografica su una modella. Oltre a rendere evidente la mercificazione del soggetto, trascura del tutto il contributo al lavoro portato dalla donna. Il mondo dell’arte è purtroppo molto indietro su questioni che riguardano la parità di diritti”.