Tinte pastello, abbinamenti audaci, dettagli luminosi, linee morbide e sagomate: nella sfilata tenutasi nell’ambasciata italiana a Parigi, Giorgio Armani ha presentato nuovi capolavori della moda italiana. Dopo l’annus horribilis della pandemia, che ha visto la casa di moda impegnata in prima linea, la moda esce dalle passerelle virtuali per tornare a farsi ammirare dal vivo e a ridare nuovo impulso all’economia.
La sfilata di moda di Armani a Parigi
Il rosa è il colore che regna su Shine, la nuova collezione (che segna il ritorno dello stilista a Parigi) Armani Privé, la linea di alta moda della maison fondata da Giorgio Armani. Tradizionalmente legato al concetto di femminilità, il rosa appare in tutte le sue tonalità, da quelle pastello a quelle shocking, riproposto in gradazione o abbinato a colori come il verde o il fard e il polvere. Una collezione dove la luce è elemento essenziale. Tessuti lurex e ricami con cristalli e paillettes vanno a impreziosire creazioni dalle linee morbide e sensuali per un effetto “skin shining”, abiti con gonne plissettate a balze che si aprono a corolla. Le tonalità del fucsia risaltano abiti scolpiti con corpetti sagomati che si accompagnano a gonne con balze e plissettate. Un inno alla leggerezza dopo un periodo così difficile come quello della pandemia.
Proviamo a chiederci che cosa sia necessario avere, cosa vogliamo davvero essere, per lasciare alle future generazioni un mondo più vivibile. È un compito che ci rimette in gioco, che va nutrito di Memoria e di azione. Ora che tutto è virtuale, abbiamo il dovere di coltivare il sentire: quel sentimento collettivo che ci avvicina e unisce, e che ci rende degni di questo dono unico che abbiamo ricevuto, la vita.
Un passaggio dell’intervento di Giorgio Armani al Premio Parete
Re Giorgio e la pandemia
Da sempre sinonimo di eleganza, soprattutto maschile (sono di Armani gli abiti di scena di Richard Gere in “American gigolò” e la divisa formale della nazionale italiana per i campionati europei di calcio appena terminati), durante la pandemia la maison internazionale si è voluta impegnare in prima linea convertendo tutti gli stabilimenti italiani nella produzione di camici monouso destinati al personale medico e paramedico degli ospedali. Nell’anno più brutto per il mondo intero, il 2020, “re Giorgio”, all’età di 87 anni, riceve il Premio Parete (consegnato lo scorso 18 gennaio), destinato a imprenditori che incarnano i valori dell’eccellenza, dell’intraprendenza e dell’ottimistica laboriosità. Con la sua personalità straordinaria, infatti, Armani “ha fissato un’inconfondibile impronta su un’epoca e che, ancora oggi, lo rende l’icona italiana per eccellenza nel mondo“.
La moda nell’economia italiana
Riparte così la moda che, insieme all’agroalimentare e al turistico, è uno dei comparti traino della nostra economia (oltre a essere simbolo del Made in Italy). Secondo l’Area Studi Mediobanca, nel 2018, a conclusione del triennio iniziato nel 2016, l’industria della moda in Italia valeva 71,7 miliardi di euro (+3,4% rispetto al triennio precedente), con un incidenza dell’1,2% sul PIL (nel triennio precedente era stato l’1,1%). Il 42% dei ricavi era dato dall’abbigliamento, il 23,1% dalla pelletteria e il 15,6% dall’occhialeria. Il gruppo italiano col maggiore fatturato (3,1 miliardi) era stato Prada. Le previsioni di crescita del settore per il triennio 2019-2021 stimavano il raggiungimento di quota 80 miliardi. Il virus, come dicevano gli studiosi, non avrebbe fermato il comparto. Così non è stato, però, e gli stessi studiosi di Mediobanca, a febbraio 2021, hanno dovuto rilevare che il 2020 ha rappresentato una battuta d’arresto per il settore con un’incidenza del 23% sul fatturato. Il 2021 può dirsi l’anno della ripresa ma per tornare ai livelli pre-crisi bisognerà aspettare il 2023. Stavolta, però, la parola d’ordine sarà sostenibilità, un vocabolo ancora difficile da masticare per troppi addetti al settore.