Moda e sostenibilità sono un connubio possibile? Soprattutto negli ultimi anni ed in particolare tra le nuove generazioni si è sviluppata una forte cultura eco-sostenibile. Indossare capi second hand o dare nuova vita a materiali di recupero attraverso la creatività diventa un trend che non mostra segni di cedimento.
Il brand FRii Shirt di Francesca Riillo nasce proprio dall’esigenza di stimolare questa cultura sostenibile. Soprattutto nelle generazioni che rappresentano il futuro ed attraverso la moda possono veicolare questo importante messaggio.
Francesca Riillo eco-fashion designer, capisce che la moda è la sua grande passione già in tenera età tra i primi disegni di abiti ed i cartamodelli. Si forma nel settore da giovanissima fino a conseguire la laurea in ‘Progettazione e Produzione Moda’ all’Università degli Studi di Firenze, facoltà di Architettura e contemporaneamente si diploma al Polimoda. Durante questi anni inizia a lavorare per brand importanti. Questa sua passione le consente di spaziare tra la moda Prêt-à-porter e quella sportswear, facendo scouting trip in giro per il mondo scoprendo nuove culture, diversi tessuti e stimolando la creatività.
Nel suo lungo percorso di stilista e designer oltre a conoscere il lato patinato della moda ha conosciuto anche quello meno etico, sviluppando una cultura molto forte sul tema eco. Così dopo un periodo molto intenso di lavoro nel settore, decide di prendersi del tempo per dedicarsi a focalizzare i suoi veri obiettivi.
La sua massima aspirazione è sempre stata quella di diventare Direttore Creativo di una grande Maison di moda lontana dai vecchi fasti di un tempo, per risollevarne le sorti e riportarla in auge. È grazie al suo duro lavoro, a questa ambizione e alla forte cultura eco- sostenibile che nasce “FRii”. Un brand eco sostenibile che si occupa di creazioni nate da materiali di recupero.
“Ad un certo punto ho creduto che anch’io che nel mio piccolo avrei potuto fare qualcosa, rimanendo fedele alla mia passione per la moda, per la creatività, per gli abiti, ma con uno scopo finale che fosse un messaggio positivo, di cambiamento, prima ancora che commerciale. Ed è così che è nato il mio brand. “
Francesca perché hai scelto questa strada?
“Non è stata una scelta vera e propria, quanto qualcosa che mi si è palesata per caso. Durante un mio lavoro come fashion designer per un brand emergente, sono stata a stretto contatto con la sartoria per la realizzazione dei modelli. Avevo preso delle buste di cotone di scarto da una lavanderia industriale, erano lenzuola di un hotel destinate allo smaltimento come rifiuti tessili o, nella migliore delle ipotesi, venduti come stracci.
Usavo questo materiale come ‘teletta’ per le prove. Mi resi conto da subito che questo tessuto, apparentemente di poco valore, era di una qualità straordinaria, se non in alcuni casi, superiore al tessuto scelto per la collezione. Era un cotone bianco, resistente, morbido, versatile e durevole. Presentava solo piccoli difetti che lo rendevano inutilizzabile per lo scopo al quale era destinato, ma che poteva rinascere se trasformato in qualcos’altro.
In quel momento ho avuto l’intuizione: perché non utilizzare questo fantastico cotone per realizzare una camicia? Un capo senza tempo e senza stagione, senza genere, magnifico nella sua semplicità. Da quelle prime prove in sartoria fino alla nascita di FRii sono passati due anni. Anni di ricerca, di letture e informazione su sostenibilità, greenwashing, aziende ecologiche virtuose e colossi cinesi ultra-fast, capaci di sfornare dai 35 mila ai 100 mila capi al giorno! Un bel giorno decido che è il momento giusto, così compro 20 kg di lenzuola di scarto da una lavanderia industriale di zona. Cerco tre sarti, lavoro alla prima collezione (che poi quelle di FRii non sono vere e proprie collezioni ma modelli che escono saltuariamente) e parto.
Spaventata ed entusiasta, con mille dubbi e felice come puoi esserlo solo quando fai qualcosa col cuore ancor prima che con la ragione”.
Scegliere un Brand sostenibile oggi è un plus, pensi che il consumatore abbia maturato una coscienza sostenibile?
“Penso che il mondo si stia a poco a poco (molto lentamente!) abituando all’idea che la moda, una cosa tanto amata e fino a ieri innocua e affascinante, sia uno strumento d’inquinamento così potente.
L’Italia nello specifico non è ancora pronta ad abbracciare una sostenibilità vera, fatta di rinunce e di cambi di abitudini così radicati. I brand sostenibili, in genere, sono ancora retaggio di un target più alto perché si tratta di artigianato fatto a mano, di ore di lavoro pagate giustamente a chi le svolge, di materie prime naturali, mentre invece siamo abituati, specie i giovani, ad acquistare a poco, a troppo poco, abiti che non hanno il giusto prezzo.
È chiaro che un/a ragazzo/a con una disponibilità economica limitata tenderà ad optare per il capo economico. Senza chiedersi perché costa poco, da dove viene e soprattutto, una volta dismesso, che fine farà.
La nota positiva è che oggi molti corsi di studio hanno inserito nei loro programmi le materie che parlano di: fast fashion, impatto ambientale, economia circolare ed eco design per i creativi del futuro, affinché il cambiamento parta già dalla progettazione. Penso che una spinta importante per il mio percorso personale sia stato aver potuto insegnare ai giovani che saranno le figure del futuro fashion system. Attraverso uno scambio continuo di dare-avere, i ventenni attingono dalle nostre esperienze e attraverso la moda provano a comunicarci la loro visione del mondo, che a volte ci sfugge ed altre che non riconosciamo più”.
Quali sono i valori che vuoi esprimere attraverso la nascita di FRii?
“Penso di essermi messa in testa di diventare portatrice di un messaggio che viene abbracciato ed allo stesso tempo espresso da chi compra una camicia, nel momento stesso in cui la si indossa. Quasi come a voler dire: “guardatemi, sto indossando una camicia che un tempo era un lenzuolo! Ed è pure bella!
Naturalmente l’ultima parte della frase nasce dalla stilista che è fortemente presente ancora in me. La stilista alla quale piace il bello e che aspira alla condivisone di massa per una forma di accettazione. Quella parte di me che non voglio sopprimere, perché una parte del messaggio di FRii è anche questo. Un capo può essere durevole nel tempo e rispettoso dell’ambiente, ma anche bello e sostenibile! Al di là di FRii e del suo aspetto commerciale noi vogliamo seguire la regola delle:
Tre R dell’economia circolare: RIDURRE, RIUSARE, RICICLARE.
Ridurre beni e servizi usando una minore quantità di risorse naturali e moderare la richiesta.
Riusare inteso come allungare il ciclo di vita di un prodotto, anche trasformandolo (che è il lavoro di FRii).
Riciclare cioè smaltire i rifiuti in modo corretto cercando di trasformarli in nuove risorse”.
Come stilista e designer quale è il look che consigli d’estate?
“Sicuramente la camicia è un capo must-have e non solo di questa stagione: oversize, boyfriend, corta a mostrare la pancia o con tagli asimmetrici, tutto è concesso purché valga sempre il detto ‘less is more’! Aperta come copricostume in spiaggia, con grandi tasche militari, abbinata agli shorts per il giorno, con collo coreana per lui&lei. Per la sera opterei per una camicia classica dentro un jeans morbido con tacco a colonna, stiloso e sexy; se invece siamo ad un party possiamo sbizzarrirci fra i moltissimi modelli di abiti midi e lunghi portati con sandolo basso, gonne a ruota o shorts corti che scoprono le gambe abbronzate. Occhio agli accessori, potrebbero cambiare le sorti di un intero look!“
Secondo la tua esperienza quali sono i tessuti più utilizzati nel periodo estivo?
“Naturalmente si cercano tessuti leggeri per affrontare meglio il caldo. Il lino rimane senza dubbio una prima scelta: naturale, piacevole al contatto col corpo, anallergico, nei toni neutri di facile abbinamento sia per la sera sia per il giorno. Segue il cotone: naturale e biodegradabile, leggero e morbido, con elevate proprietà di assorbimento, ma anche resistente e versatile.
“Quella di usare il 100% cotone bianco per il mio brand, non è stata una scelta casuale, sia in termini di sostenibilità che di design: intanto perché (da ultimi dati sensibili) sono circa 10 milioni i chili di biancheria alberghiera che ogni anno finiscono in discarica: questo vuol dire che c’è tanto materiale “da salvare” che può avere una seconda vita. Poi perché il cotone è estremamente versatile, sia d’estate che d’inverno, varia solo a seconda del modello (manica lunga o corta, ad abito estivo o camicia sotto il maglione). In ultimo perché il cotone bianco è “no gender!“
“Sconsiglio sempre vivamente i tessuti sintetici che possono trarre in inganno. Hanno una mano morbida e setosa che fanno pensare al “fresco”, in verità non lasciano traspirare la pelle e sono irritanti dell’epidermide.“
Quale è il focus della progettazione di FRii ?
“Uno dei messaggi di FRii è quello della durata del capo. Non solo in termini di manutenzione e cura della camicia, ma anche di utilizzo nel tempo, motivo per cui nella progettazione dei modelli un occhio è puntato sulle mode del momento (è inevitabile farlo anche per chi dice che lo sia!), e uno sul creare modelli che vadano bene “anche dopo”: una camicia classica non è di stagione, un camicione lungo con le tasche lo rimetterai l’hanno prossimo, una camicia coreana va bene sempre. E se cambiano le mode? Prima di buttare armatevi di ago e filo (o di sarte) e modificate i vostri abiti!“
Cosa c’è nel futuro di FRii?
“C’è la sperimentazione e la curiosità, motori che spingono la creatività nei modelli. Dalle camicie ad altri capi di abbigliamento, in fondo il cotone si presta a moltissime silhouette e forme.
Nei materiali: le lenzuola di scarto sono e rimarranno la materia prima di FRii, ma ci sono molti altri tessuti di recupero che possono essere usati: cotone da copriletto, antichi corredi delle nonne, abiti dismessi da mixare col cotone. È tutto un mondo che non vedo l’ora di scoprire…”