Miro Sassolini, voce indimenticabile della new wave italiana e del rock fiorentino sperimentato col gruppo dei Diaframma dal 1983 al 1989 , con i quali incide Album ormai entrati nella storia musicale di quegli anni, Siberia nel 1984, Tre volte lacrime nel 1986 e Boxe nel 1988, si presenta oggi con un nuovo prodotto discografico di altissimo livello, sotto il segno di una sperimentazione musicale e vocale che va portando avanti da sempre e che in questa ultima proposta dal titolo “Del mare la distanza” raggiunge una maturità straordinaria nel connubio voce, suono, parola.
Siamo abituati da sempre al rigore con cui Miro ha spaziato in vari ambiti musicali, dalla musica d’autore a quella elettronica, sperimentale, new wave, spingendo le sue possibilità vocali ad oltrepassare confini, a creare ibridi interessantissimi con la sua voce intensa e potente, col suo timbro cosi particolare che lo identifica come unico nel panorama vocale italiano. Le sue esperienze di artista multimediale e figurativo – ha partecipato a varie mostre collettive di pittura e scultura e negli anni ’90 ha lavorato intensamente come scenografo oltre che come cantante e musicista – gli mettono a disposizione un incrocio di codici espressivi che danno alla sua personale estetica del mondo e di conseguenza alla sua musica spessori straordinari. Nel 2011 ha fondato il progetto S.M.S. con Cristiano Santini e Monica Matticoli. Dopo le sperimentazioni del 2011 nell’aprile 2012 è uscito, sotto il nome di Miro Sassolini S.M.S., l’album Da qui a domani (Black Fading Records) con musiche di Cristiano Santi e Federico Bologna, testi di Monica Matticoli, fotografie di Angelo Gambetta e silloge video di Daniele Vergni.
Il progetto di questo nuovo disco, prodotto in collaborazione con la Contempo Records in edizione deluxe e a tiratura limitata, inciso solo su vinile, è stato portato avanti attraverso una campagna di crowdfunding e una costanta sinergia delle forze in campo: il concept e i testi della poetessa Monica Matticoli, la produzione artistica di Cristiano Santini, Gianni Maroccolo e Federico Bologna, autori, insieme al batterista statunitense Justin Bennet, anche delle musiche e naturalmente al centro di tutto questo la voce di Miro Sassolini che da sempre estende le parole al di là del loro significato, creando intorno ad esse campi semantici imprevisti e azzardati attraverso il suo canto.
Gli strumenti costruiscono con la voce sonorità che a volte si abbassano a profondità oscure nel timbro e nell’intensità, indagando nel dramma, riconoscendosi nella pena degli abbandoni e della solitudine e poi risalgono verso la luce e Miro passa a una cristallina limpidezza del dettato musicale, a un canto che riaccende energie e le lancia lontano nel sogno di miriadi di mondi possibili.
Miro Sassolini canta in questo disco senza etichette di genere o di epoca, senza appartenenze, senza pagare debiti a nessuno, neppure a se stesso, con una libertà creativa e umana che non ha paura della semplicità, della responsabilità, dell’emozione, dell’essenzialità come traguardo di ogni ricerca estetica che diventa, nel coraggio con il quale Miro vi si è consegnato totalmente e nella sfida alle strade già percorse, pienamente etica nella sua profonda bellezza.