Centinaia di rifugiati siriani provenienti dalla regione di Damasco, tra cui anche 70 minori, rischiano di perdere i permessi di soggiorno in Danimarca e di essere rimandati in Siria, un Paese in conflitto da dieci anni. Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, esprime profonda preoccupazione e conferma che a circa 70 minori è stato rifiutato il permesso di soggiorno nella prima fase del processo e ora stanno aspettando la decisione finale. Se tale decisione dovesse essere confermata, i bambini e le loro famiglie dovranno collaborare con le autorità danesi per il rimpatrio volontario in Siria o essere collocati nei centri per il rimpatrio a tempo indeterminato.
In una recente consultazione di Save the Children che ha coinvolto oltre 1.900 minori e operatori sanitari in Siria, Libano, Giordania, Turchia e Paesi Bassi, è emerso che la stragrande maggioranza di bambini e adolescenti non vede un futuro in Siria dopo dieci anni di guerra.
Anche l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha recentemente affermato che, sebbene i combattimenti siano cessati in alcune aree, il Paese rimane ancora troppo pericoloso per il ritorno dei rifugiati.
“I minori rischiano di dover tornare in un Paese che a malapena ricordano, un Paese che non è ancora sicuro. I bambini, che non hanno alcuna responsabilità per il devastante conflitto in Siria, sono ancora una volta vittime di una crisi creata dagli adulti. Molti di loro non hanno mai conosciuto una Siria in pace. Ogni rimpatrio in Siria deve essere dignitoso, informato, volontario e sicuro, tenendo conto della situazione individuale dei minori e dei loro genitori. Questo non può avvenire con il conflitto ancora in corso e senza garanzie per le persone coinvolte. Collocare i minori e le loro famiglie nei centri di rimpatrio per spingere i loro genitori a lasciare il Paese avrà un impatto profondo sul loro benessere mentale e sul loro sviluppo. I bambini siriani hanno il diritto di sentirsi al sicuro e non dovrebbero vivere nel timore di essere costretti a fuggire di nuovo” ha dichiarato Anne Margrethe Rasmussen, rappresentante della regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) presso Save the Children in Danimarca.
“Non si può dire che alcune parti della Siria siano sicure. Questa affermazione non è in linea con gli standard internazionali e non riflette la realtà sul campo. Non tiene conto dei rischi di arresti arbitrari e di ulteriori escalation di violenza. Si ignora il fatto che molte case siano distrutte, l’accesso all’istruzione nel migliore dei casi sia limitato e il sistema sanitario sia sopraffatto. La Danimarca è stato il primo Paese a firmare la Convenzione sui rifugiati nel 1951. Ora sta creando un pericoloso precedente facendo effettivamente il primo passo in direzione del rimpatrio in un luogo tutt’altro che sicuro. Anche tra gli intervistati in Siria, uno su tre ha affermato che preferirebbe vivere altrove. In parole povere, la Siria non è pronta per il ritorno dei rifugiati e la maggior parte dei bambini non vorrebbe starci. Le autorità danesi dovrebbero ascoltarli” ha detto Sonia Khush, direttore della risposta di Save the Children per la Siria.