Sempre più spesso, le cronache ci raccontano casi di abusi e maltrattamenti sui minori, anche molto piccoli, che si consumano in luoghi ritenuti sicuri per i bambini, come scuola, asilo o centri ricreativi o sportivi. L’evidenza più grave è che questi abusi siano spesso compiuti da adulti di riferimento, con conseguenze devastanti sui bambini, anche a lungo termine. Dall’“Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia” emerge, infatti, che sono oltre 91mila i minorenni maltrattati in carico ai Servizi sociali italiani[1].
Per questo oggi, viene pubblicato il Rapporto “Come costruire una comunità educante in grado di tutelare bambini e bambine. Rapporto per la diffusione di sistemi di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza in tutti i contesti educativi” realizzato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, e dall’Alleanza 10 in condotta, un insieme di associazioni e organizzazioni che intendono mettersi direttamente in gioco per rafforzare la prevenzione degli abusi a partire dai propri ambiti di intervento e, allo stesso tempo, promuovere la diffusione e l’applicazione di un sistema di tutela in tutto il Paese, anche rivolgendosi alle istituzioni.
In seguito al lancio del Manifesto “10 in Condotta” del febbraio 2020, si è costituita l’Alleanza 10 in condotta, che si propone come una rete nazionale di organizzazioni e associazioni che si occupano attivamente, nell’ambito del proprio mandato, della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. La finalità di queste organizzazioni è favorire l’adozione di un sistema di tutela da parte di tutte le realtà che operano in Italia con i minorenni, a partire da una Child Safeguarding Policy che promuova un modello organizzativo di prevenzione e gestione di comportamenti scorretti da parte degli adulti di riferimento. L’impegno delle Organizzazioni dell’Alleanza è costruire ambienti più sicuri e tutelanti per bambini, bambine ed adolescenti.
Il Rapporto, diffuso oggi, è la prima iniziativa dell’Alleanza, che racconta, a partire da un questionario di autovalutazione somministrato alle organizzazioni firmatarie, quale sia lo stato di applicazione dei sistemi di tutela al loro interno. In particolare l’indagine ha permesso di valutare quali siano le pratiche più rilevanti presenti nelle organizzazioni aderenti. L’indagine è stata strutturata seguendo 9 aree di ricerca: principi basilari che orientano al Child Safeguarding, azioni di sensibilizzazione e formazione, indicazioni sul comportamento delle persone in posizione fiduciaria nei confronti dei minori, procedure di segnalazione, modalità di gestione delle segnalazioni, reclutamento del personale, valutazione dei rischi, formalizzazione di una Child Safeguarding Policy, pratiche positive in ambito di Child Safeguarding esterne e che l’Alleanza ha riscontrato negli ambiti di lavoro.
Dalle risposte raccolteemerge, per esempio, che la maggioranza delle organizzazioni negli ultimi anni si è dotata o si sta dotando di una Child Safeguarding Policy (60% circa). Di questi, il 20% ha dichiarato di aver adottato da più di tre anni una Policy di Child Safeguarding, il 10% di averla adottata da meno di tre anni, e, infine, il rimanente 30% di essere in via di definizione di una propria Policy. Tra le organizzazioni che dichiarano di avere una Child Safeguarding Policy, le misure specifiche vigenti riguardano principalmente indicazioni sul comportamento da tenere con i beneficiari minori (nel 72,97% dei casi), sensibilizzazione e formazione tematica specifica (nel 67,57% dei casi) e misure per il reclutamento sicuro (nel 56,76% dei casi). Inoltre, il 42,59 % delle organizzazioni ha dichiarato che adotta Codici di Condotta vincolanti e pubblici e una Child Safeguarding Policy; il 44,44% dichiara di adottare Codici Etici, il 38,89% offre indicazioni, vigenti e vincolanti su cosa fare o non fare quando ci si rapporta con beneficiari minori per garantire la loro tutela da maltrattamento e abuso in documenti di progetto e, infine, il 50% adotta tali indicazioni nello Statuto. Per quanto riguarda le procedure di segnalazione, il 60% conferma che la propria organizzazione adotta indicazioni chiare, formalizzate e diffuse rivolte allo staff e/o ai partner sul come e a chi segnalare in maniera confidenziale potenziali abusi, nonostante si rilevi un’alta percentuale di organizzazioni che non hanno adottato tali indicazioni (circa il 40%). Infine, i bambini o ragazzi più grandi hanno a disposizione numeri telefonici dedicati nel 40% dei casi e indirizzi mail dedicati per il 23,33%. Anche le misure di reclutamento sicuro del personale adottate dalle organizzazioni sono molteplici: nella maggior parte dei casi lo staff e i volontari che lavorano a contatto diretto e/o indiretto (incluse le interazioni online), vengono reclutati seguendo alcuni passaggi specifici come un primo colloquio di conoscenza basato su domande specifiche (nel 72,34% dei casi), la verifica successiva del casellario giudiziale (nel 59,57% dei casi) e la richiesta di referenze specifiche (nel 48,94% dei casi).
Il Rapporto, inoltre, promuove l’adozione di un sistema di tutela, ovvero l’insieme di regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili, per prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori, sistema che dovrebbe essere un requisito essenziale per tutti i servizi, educativi e ricreativi, rivolti ai minorenni. Le organizzazioni e associazioni che sottoscrivono il Rapporto sottolineano l’importanza di un patto fondato proprio sulla fiducia e sulla responsabilità volto al coinvolgimento di famiglie, educatori e tutti gli adulti che si relazionano con i minori. Solo in questo modo si potrà costruire, attorno ad ogni bambino, una “comunità educante” che tuteli i bambini e le bambine che ne fanno parte.
I dati sui reati che hanno interessato i minori negli anni 2019 e 2020, in questo senso, purtroppo parlano chiaro. Pur assistendo nel 2020 ad una diminuzione delle segnalazioni e quindi delle denunce presentate, fattore che si traduce in una diminuzione dei delitti accertati e delle vittime (si passa infatti dai 37.902 episodi delittuosi del 2019 ai 35.114 del 2020)[2], il calo di reati e vittime rilevato in particolare durante il lockdown, potrebbe derivare soprattutto dall’impossibilità di chiedere aiuto a causa delle restrizioni dovute all’emergenza da Covid-19. D’altra parte, l’andamento positivo non riguarda tutti i tipi di reati e ogni tipologia di vittima, poiché, al contrario, dal 2019 al 2020 vi è stato un aumento per i reati di adescamento di minorenni (+ 4%), la pornografia minorile (+14%) e la sottrazione di persone incapaci (+10%). Sono inoltre aumentate le vittime minorenni della violenza sessuale di gruppo (16 nel 2019, 26 nel 2020) e le vittime dell’adescamento di minorenni (da 684 a 699, +2%). Secondo i dati della Polizia Postale diffusi a gennaio 2021, inoltre, i reati relativi allo sfruttamento e all’adescamento di minori online sono aumentati del 110% rispetto al 2019.[3]
“L’alleanza nasce dalla considerazione che troppo spesso le cronache ci consegnano casi di abuso e maltrattamento ai danni dei minori, anche molto piccoli, consumati nei luoghi che dovrebbero essere per loro i più sicuri, tra cui la scuola, l’asilo nido, il centro ricreativo o sportivo. Ancora più grave appare il fatto che questi abusi siano compiuti dalle figure adulte di riferimento – educatori, insegnanti, allenatori sportivi – violando un patto di fiducia essenziale per la crescita, con conseguenze che possono essere molto gravi e durature nel tempo. Eppure questo accade, ed è necessario fare di più per promuovere comportamenti positivi da parte degli adulti di riferimento, per saper riconoscere i segnali di rischio e per intervenire in modo tempestivo. Quando questi casi esplodono, in tutta la loro gravità, è ormai troppo tardi per le vittime: bisogna occuparsene prima per prevenire e fermare gli abusi. Save the Children e le organizzazioni riunite nell’Alleanza concordano che sia possibile rendere sicure e tutelanti le attività a diretto contatto con i minorenni attraverso l’adozione di un sistema di tutela, quali ad esempio: regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili. Ciascun ente o singolo che si faccia promotore di servizi e attività in cui sono coinvolti in modo diretto o indiretto le persone minorenni dovrebbe essere obbligato ad assumere impegni concreti per la loro protezione, attraverso l’adozione di adeguati standard, strumenti e procedure, al fine di assicurare che essi non subiscano e non siano esposti al rischio di subire violazioni o abusi come conseguenza delle attività e del comportamento attivato dagli adulti coinvolti” sottolinea l’Alleanza.
Secondo quanto emerge dal primo rapporto dell’Alleanza 10 in Condotta, il Child Safeguarding deve e può essere garantito in Italia dalle organizzazioni che operano in favore dei bambini, delle bambine e degli adolescenti a partire dai principi riportati nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), che ispira e orienta già un numero rilevante di organizzazioni.