Cambia poco che a parlare sia Corradino Mineo, già direttore della rete Rainews24 e ora senatore PD, oppure il ben noto giornalista Giuliano Ferrara, già direttore del Foglio e ampio rappresentante berlusconiano e del centro destra forzista. Entrambi, così politicamente distanti, eppure così accomunati dalla stessa ‘incultura’ o meglio ‘acultura’, due termini forzatamente creati, neologismi, per dipingere la loro mancanza di cultura e la loro grassa e becera ignoranza che affonda nella loro sterile arroganza.
Il senatore Mineo ha gettato in dieci secondi la maschera su quella che in realtà deve essere la sua reale natura, oppure la ‘discesa’ in politica gli deve aver nuociuto e non poco. Renzi ragazzino autistico, ha sentenziato con tanto d’ ilarità e battimano proveniente dalla platea ( qualifica, borghese, radical chic, sfruttando l’occasione della presentazione di un libro di Pippo Civati anche lui seduto allo stesso tavolo e compiaciuto), salvo poi biecamente abiurare il giorno successivo adducendo la stanchezza a causa di brutti scherzi comunicativi.
Il giornalista Ferrara, oggi, ci pregia di una sua dotta disquisizione (cita wikipedia, e questo la dice lunga sulle sue qualità culturali) circa il fatto che non sia da ritenersi offensivo ciò che ha detto Mineo in quanto era solo un paragone di tipo caratteriale fra il capo del governo e quei ragazzini chiusi che sono gli autistici, lo stesso vocabolario di chi utilizza serenamente l’espressione comportamento schizofrenico riferito a situazioni e per le quali coloro affetti da tale patologia non si rabbuiano.
Da cui se ne deduce che, per fare citazioni al livello dei citati giornalisti, e come diceva quel comico che impersonava – guarda un po’ – un politico leghista: “Non siamo noi che siamo razzisti sono loro che sono napoletani”.
Aggiorniamo i nostri vocabolari, i novelli paladini della Crusca, Mineo e Ferrara, c’insegnano che dire autistico è sinonimo di persona chiusa, che dire mongoloide è sinonimo di persona sciocca, che definire in senso di scherno e derisione una persona affibbiandogli le caratteristiche di una patologia è cosa giusta, anzi, non si deve rizelare chi si sente deluso da questo lessico ma essere addirittura grato a chi ha utilizzato quel linguaggio perchè significa che quelle patologie sono ormai di uso comune.
Come si sia arrivati a un tale livello di aberrazione verbale e culturale è davvero difficile dire, gli ultimi venti anni di politica che hanno visto sia Ferrara che Mineo protagonisti hanno colpe non certo lievi.
Chi scrive dovrebbe esecrare quegli atteggiamenti, e lo fa integralmente, ma ora si è pure scocciato di dover essere super partes e usare ‘dantismi’ per qualificare quel linguaggio, è ora di adeguarsi.
Ecco, chi scrive, coinvolto come uomo, padre, persona, professionista, e cittadino comune non può fare altro che augurare tutto il male possibile a queste persone. Chi scrive non può esismersi dal desiderare dal profondo del proprio cuore che queste persone – politici e giornalisti che siano – possano poter toccare con mano e/o sulla propria pelle o quella dei loro più prossimi parenti cosa significhi combattere ogni giorno con la malattia, con una patologia che rende tuo figlio fantasma fra gli uomini con una patologia che riduce una famiglia a unico set in cui una persona autistica riesce ad essere veramente accettato. Chi scrive non vuole essere oggettivo, si scusa con i lettori per sfruttare un mezzo d’informazione per uno sfogo personale ma si è veramente rotto i cosiddetti di cialtroni che non solo non hanno rispetto per gli altri ma non hanno nemmeno il pudore di andarsi a nascondere dopo aver fatto delle bruttissime figure. Questi signori sono portatori di quel germe della derisione dell’altro da se dell’emarginazione e della preservazione delle proprie prerogative portate avanti a furia di contumelie. Non hanno più nulla di umano e sono solo pesi morti per il vivere civile, il fatto che ricoprano ruoli pubblici, poi, fa risultare tutto di una gravità inaudita; che nessuno li richiami alle loro responsabilità derivanti dai ruoli che, loro malgrado, ricoprono è altrettanto vomitevole.
Ecco perchè non credendo in giustizie divine a chi scrive non resta che augurare loro un bel po’ di sofferenza terrena.
Chi scrive spera, ardentemente, di poter un giorno essere di conforto ai Ferrara ed ai Mineo di turno.
17 Giugno 2014
MINEO E FERRARA, IGNORANZA SOVRANA
Scritto da Gianni Tortoriello
Aggiorniamo i nostri vocabolari, i novelli paladini della Crusca, Mineo e Ferrara, c'insegnano che definire in senso di scherno e derisione una persona affibbiandogli le caratteristiche di una patologia è cosa giusta, anzi, non ci si deve rizelare ma essere addirittura grati a chi ha utilizzato quel linguaggio perchè significa che quelle patologie sono ormai di uso comune