Una città frenetica, ma non sempre
Milano Adagio di Teresa Monestiroli edito da Enrico Damiani editore è il primo nato della collana di successo Gli Adagi. L’autrice ha fatto da apripista ad un nuovo modo di concepire il viaggio e vivere la città. Dalla sua esperienza sono nati altri due “adagi”, Napoli Adagio di Francesca Amirante e Venezia Adagio di Paola Zatti, viaggi sentimentali nel cuore di due straordinarie città.
Milano Adagio di Teresa Monestiroli allontana il lettore dall’idea di una città super frenetica, di tendenza, cuore pulsante dell’economia nazionale. L’autrice ci accompagna in un percorso cittadino insolito, lento, lontano dalla frenesia quotidiana, e ci guida in una passeggiata quasi onirica per i nostri tempi, una passeggiata da flaneur.
Con occhio beato, fintamente ozioso, Teresa Monestiroli ci invita in percorsi inusuali, studiati per rilassare la mente, beare lo sguardo, solleticare l’olfatto e stimolare la curiosità. Basta poco per sentirsi felici e sereni. Teresa Monestiroli in questa straordinaria guida ci mostra un’altra Milano, una città in cui, non lo direste mai, ci sono luoghi di pura quiete, angoli dove trovare il piacere di dedicarsi del tempo.
Teresa Monestiroli è nata, vive e lavora a Milano. Laureata in filosofia, dopo dieci anni da redattore nella cronaca milanese de la Repubblica ha scelto l’attività di freelance e oggi si occupa di cultura e società. Ha scritto due libri: Adagio urbano (Editrice Compositori) e Lisciare le orecchie a un bracco e altri piccoli gesti antistress (Fabbri Editori); ha curato tre edizioni della Guida dei ristoranti di Milano de la Repubblica e nel 2017 ha aperto il blog adagiourbano.com.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche battuta con l’autrice che ci ha dato numerosi consigli utili su come vivere la città e come usare consapevolmente il nostro tempo. Nell’intervista abbiamo parlato di Milano Adagio ma anche di slow looking e di alcuni luoghi cari all’autrice da non perdere.
Milano Adagio di Teresa Monestiroli
Lei è ideatrice e curatrice della collana “gli adagi”. Come è nata la sua scelta? C’è stato un evento che le ha fatto scattare la scintilla?
Tutto è cominciato anni fa quando ho deciso di dimettermi, rinunciando al posto fisso. Avevo bisogno di rallentare, così dopo mesi di incertezze mi sono buttata, non senza qualche timore. Da quell’esperienza è nato il primo libro, “Adagio urbano”, che raccoglie testimonianze di persone che come me hanno provato a ristrutturare le proprie vite inseguendo il bisogno di avere delle giornate più sostenibili. Poi ho aperto un blog, omonimo, in cui da più di tre anni consiglio esperienze pratiche su come vivere Milano, capitale della fretta, in maniera diversa, meno frenetica, inseguendo il bello, cercando gli angoli di silenzio, regalandosi il piacere di un caffè. “Milano Adagio” è la naturale estensione del blog, in forma cartacea.
Milano è la città più frenetica d’Italia e immagino che non sia facile “rallentare” all’improvviso. Qual è la prima cosa che sente di consigliare ai lettori e che riporta anche in Milano Adagio? Non so, abbandonare la vie dello shopping e rintanarsi in giardini nascosti, bere un buon caffè in un bar isolato…
Il primo passo è quello della consapevolezza. A Milano andare di fretta è spesso una posa, quasi un vanto. Nessuno vuole arrivare per primo a una cena perché dà l’impressione di essere quello che non ha niente da fare. Se devo consigliare un inizio, quindi partirei dal fare mente locale su come usiamo il nostro tempo e su quale rapporto abbiamo con la città. Poi, per entrare nello spirito “adagio” partirei da uno dei miei luoghi del cuore, che è anche il primo capitolo del libro, i chiostri di San Simpliciano: un posto magico, immerso nel silenzio anche se si trova in pieno centro, un indirizzo per intenditori, dove passeggiare sotto il porticato è un balsamo per l’anima, fa dimenticare le preoccupazioni e ci ricorda che ogni tanto dobbiamo volare alto. Poi aggiungerei un caffè alla pasticceria Marchesi di corso Magenta, la mia pausa adagio preferita.
Milano Adagio non è una guida esaustiva, ma un percorso controcorrente, una passeggiata lenta e assorta tra monumenti e luoghi poco noti. Lei però cita la Pinacoteca di Brera, un posto meravigliosamente arcinoto. Perché l’ha consigliata ai lettori? Cos’è che secondo lei sfugge alla maggior parte delle persone che la visitano?
E’ vero, la guida è volutamente non esaustiva ma non per questo tralascia luoghi arcinoti come la Pinacoteca di Brera e il Duomo, simboli della città, spesso dimenticati o poco visitati da chi abita a Milano. Invece sono di grande interesse, in particolare la Pinacoteca, completamente rinnovata dal direttore Bradburne che ne ha fatto un museo internazionale degno delle grandi gallerie d’arte del mondo. Ci sono capolavori assoluti come “Lo sposalizio della Vergine” di Raffaello e la “Cena in Emmaus” di Caravaggio. E un bar accogliente e tranquillo dove riposarsi alla fine della visita.
Nel corso della mia vita non ricordo mai di aver visitato un museo soffermandomi più di 15 secondi su un quadro per paura di perdere gli altri. Lei invece ci ricorda che esiste una meravigliosa pratica, lo slow looking. Ci dice di cosa si tratta e dove ci consiglia di “praticarlo”?
Di media quando visitiamo una mostra o un museo non passiamo mai più di qualche secondo davanti a ogni quadro, proprio perché abbiamo tutti l’ansia di vedere tutto. Il risultato è che usciamo dopo una o due ore di visita ricordandoci poco di quello che abbiamo visto. Lo slow looking invece invita il pubblico a tornare nei musei più volte, per regalarsi il piacere unico di sostare davanti a un’opera il tempo necessario per imprimerla nella mente, apprezzarne i dettagli, lasciarsi emozionare. A Milano ci sono molte opere che valgono questa pratica. Tra le mie preferite c’è il Cartone della Scuola di Atene di Raffaello alla Pinacoteca Ambrosiana. E’ in una sala interamente dedicata, recentemente allestita dall’architetto Stefano Boeri: vederla è un’emozione. Per cambiare completamente epoca, un’opera che merita una visione lenta è “La fidanzata a Villa Borghese” di Giacomo Balla alla Gam.
Sappiamo che Adagio urbano si sta arricchendo di nuovi contributi. Ci può anticipare qualcosa? Ci può dire che città avete programmato per la prossima uscita?
Dopo Milano adagio, che è il primo, abbiamo pubblicato Venezia e Napoli. In primavera esce Brescia adagio, dal momento che la città l’anno prossimo è Capitale della cultura insieme a Bergamo. Poi usciranno Palermo e Roma, che sono già in lavorazione.