Le migrazioni del ‘900 sono il fenomeno nel quale affondano le radici un po’ tutti i flussi migratori odierni, possiamo dire che ne furono gli antesignani anche se con caratteristiche e modalità diverse da quelli attuali. Di sicuro quello che oggi viene sbandierato come uno spauracchio, sul quale molti governi di destra e conservatori hanno basato e basano le loro fortune, non è un fenomeno né giovane né semplice. Tutt’altro.
Che cos’è l’emigrazione e l’immigrazione?
Un approccio acritico ed oggettivo dei fenomeni migratori non può non partire dal definire semanticamente lo stesso, vista la gran confusione e l’enorme populismo un tanto al chilo che impera oggi.
Le migrazioni nel ‘900 sono una medaglia con due facce: l’emigrazione che è il movimento che effettua una popolazione che si sposta dai propri luoghi di origine e l’immigrazione che è il fenomeno uguale e contrario con il quale una popolazione s’instaura in un luogo geografico diverso da quello di origine.
Per cui quando si parla di migranti sarebbe bene non dimenticare mai, innanzitutto, che si parla di persone con il loro portato di storie personali fatte innanzitutto di sofferenza. Poi che l’immigrazione che per molti è così fastidiosa da recepire comporta sradicamento dall’altra parte. Le due facce della medaglia non sono scindibili. Altro è, invece, parlare di giusta organizzazione dell’accoglienza su principi umanitari ma anche d’impatto economico e sociale.
Migrazioni del ‘900. Quando sono iniziate le migrazioni?
È con la fine del 1800 che nascono i primi flussi migratori dell’era ‘moderna’, per ovvi motivi tralasciamo colpevolmente quanto registrato prima storicamente perché questo è pur sempre un articolo che vuole stuzzicare la vostra voglia di approfondire e non un saggio storico ed antropologico.
Non a caso, però, c’è da sottolineare che l’Italia ha un posto di grande centralità nella storia migratoria anche europea e mondiale.
Rimandando la trattazione del grande esodo transoceanico che portò tanta parte della popolazione italiana ad esplorare il ‘nuovo mondo’ a fra qualche rigo, fissiamo – per comodità espositiva- il nostro occhio solo ai flussi che portarono lungo tutto l’arco dagli anni sessanta agli anni settanta la gran parte della manodopera del sud contadino verso il nord industrializzato.
Una storia che dovrebbe essere ancora sulla nostra pelle, anche se molti sembrano averla rimossa in toto.
In quegli stessi anni, però, c’è anche un altro fenomeno migratorio che porta in Italia lavoratori da Eritrea, Etiopia e Somalia (le ex colonie dell’Impero, ricordate?) e altri Paesi del Maghreb dove infuriavano ancora tante lotte di liberazione nazionale.
Il secolo scorso, poi, si chiuse con la grande diaspora albanese seguita alla caduta del regime di quel Paese.
Quali furono le principali mete dell’emigrazione europea nell’ottocento?
Le principali mete delle migrazioni del ‘900? America, Australia e Belgio per gli italiani soprattutto. I movimenti migratori avevano tutti un unico denominatore in questo caso: la motivazione economica. Si emigrava per trovare migliori condizioni di vita in Paesi dove l’offerta di lavoro era più ampia, più articolata e più soddisfacente.
Si rinunciava alle proprie radici come prezzo per una vita migliore. Il fattore familiare era importantissimo e un familiare emigrato tendeva sempre a fare da apripista per un incoming del proprio entourage nel nuovo mondo.
Tutto quello che di male oggi imputiamo ai migranti allora noi lo abbiamo praticato in toto solo che allora i migranti eravamo noi. L’accoglienza era molto diversa da luogo a luogo. Quella che riservavano negli States a Staten Island la conosciamo tutti e non per essere da premio Nobel di certo. In America Latina l’accoglienza fu ben diversa sia in Argentina che in Uruguay, per esempio.
Caso tutto a parte il Belgio. Il protocollo uomo-carbone che portò dritti al disastro di Marcinelle resta scolpito nella storia con il sangue delle persone che dall’inferno delle miniere non sono mai più tornate.
Migrazioni del ‘900. Da quando è iniziata l’immigrazione in Italia?
Come già abbiamo accennato i primi immigrati in Italia arrivarono da Eritrea, Etiopia e Somalia già sul finire degli anni ’60 e negli anni ’70. Il 9 febbraio 1991 cade il regime comunista in Albania e si realizza quello che è il primo esodo di massa verso il nostro Paese. Sono ancora impresse nella memoria le scene dei barconi stracolmi che attraccavano sulle coste dell’adriatico e soprattutto in Puglia. Solo il primissimo flusso fu stimato in 10.000 unità da Durazzo.
È, però, dalla fine degli anni novanta ai primi del nuovo secolo che mano mano s’intensificano gli sbarchi soprattutto in Sicilia e in particolare a Lampedusa vera porta d’ingresso dal Mediterraneo all’Europa.
Quali sono i principali flussi migratori?
Oggi i principali flussi migratori giungono in Italia, per effetto della posizione geografica naturale della nostra Penisola nel Mediterraneo, dall’Africa. Dalle coste nord africane e specialmente dalla Libia e dalla Tunisia.
Il fenomeno migratorio si è molto modificato negli anni. Da un lato ci sono i profughi, con le conseguenti richieste di asilo, di chi scappa dalle guerre endemiche nel continente africano e nel medio oriente. Dall’altro tutta quella massa denominata di ‘migranti economici’ che scappano dalla fame e morte sicura per inedia.
Troppo lungo ed oggetto di un prossimo approfondimento, a cui dedicheremo il nostro tempo e lo spazio dovuto, lo svolgimento e l’evoluzione del fenomeno migratorio su cui tanto inchiostro è stato speso ma spessissimo solo per affermare tesi preconcette non per descrivere la realtà.
Basti solo dire, in conclusione, che questo fenomeno delle migrazioni nel ‘900 ed oggi ereditate dai noi non si risolverà se non con uno sforzo di perequazione delle ricchezze a livello mondiale. Tutto il resto sono solo pannicelli caldi per mettere una pezza a quanto di volta in volta si viene a realizzare.
Memoria e solidarietà dovrebbero essere le due guide su cui far viaggiare le politiche con cui affrontare questa realtà, mai scordando e richiamando l’Europa intera alle proprie responsabilità evitando atteggiamenti pilateschi tanto cari a chi predica bene e razzola male.