(Adnkronos) – Costi “estremamente ingenti” per un’intesa che “non fa altro che fomentare un approccio di esternalizzazione delle frontiere“, con il “rischio di ulteriori violazioni dei diritti umani“. All’indomani del via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge di ratifica dell’intesa tra Italia e Albania sui migranti, Emergency, impegnata da dicembre 2022 nelle attività di ricerca e soccorso in mare con la Life Support, esprime più di una perplessità sull’accordo.
“Non è una soluzione e, a fronte di costi estremamente ingenti, non viene in alcun modo affrontato il problema alla radice – dice Francesca Bocchini, referente Advocacy dell’ong -. Il tema per noi è creare vie di accesso legali in Europa, perché oggi è sempre più difficile per i cittadini stranieri ottenere un visto e avere la possibilità di lavorare, studiare o di ricevere protezione in Ue. Ancora una volta, invece, l’approccio al fenomeno migratorio resta securitario e non garante dei diritti umani delle persone che cercano protezione in Europa“. In Albania saranno creati un hotspot, ossia un centro di prima accoglienza e screening dei migranti soccorsi, e una struttura simile ai Cpr già presenti in Italia per le procedure successive utili all’eventuale riconoscimento della protezione internazionale o al rimpatrio di coloro che non hanno il diritto di restare in Italia.
“Anche nel nostro Paese, come dimostra la recente ispezione al Cpr di via Corelli a Milano, abbiamo esperienza di importanti violazioni dei diritti umani in questi centri – sottolinea Bocchini -. Di certo non immaginiamo una maggiore garanzia per chi viene trattenuto in Albania“. Altra criticità per Emergency sono le udienze a distanza e degli incontri in videoconferenza con i difensori di ufficio. “Questo aspetto solleva dei dubbi rispetto all’effettivo accesso di diritto al sostegno legale e alla difesa qualora dovesse essercene la necessità“, dice la referente Advocacy di Emergency. Infine, la possibilità da parte di organizzazioni internazionali di un’effettiva tutela dei diritti delle persone trattenute. “Quanto potrà essere continuativo e periodico il monitoraggio? Abbiamo forti perplessità e preoccupazioni rispetto agli standard che ci saranno in questi centri“.
Ancora una volta, insomma, quello che emerge dalla nuova intesa ratificata ieri dal Cdm è “un potenziamento dell’ottica securitaria“. “Non è una novità – spiega Bocchini -. Abbiamo visto negli anni una riconferma costante di questo approccio: all’inizio con gli accordi con la Turchia, poi con la Libia, ora con la Tunisia, presto con l’Egitto“. Anche il nuovo Patto Ue su migranti e asilo in discussione in questi giorni “conferma questa direzione”, dimostrando che “non c’è nessun passo avanti, ma un’involuzione rispetto alla garanzia dei diritti umani delle persone in movimento“. “Continuano a mancare attenzione e, soprattutto, fondi dedicati non solo a una cooperazione internazionale verso i Paesi di origine che effettivamente crei delle condizioni migliori a livello sociale ed economico in quei contesti, ma anche all’istituzione di vie sicure, stabili e numerose per arrivare in Europa in cerca di lavoro, istruzione e anche di protezione“.
Con il decreto Piantedosi, convertito in legge, si è registrata una stretta nei confronti dell’azione della flotta civile. “Abbiamo assistito a un aumento di detenzioni amministrative nell’ultimo anno“, dice Bocchini, per la quale anche “l’assegnazione di porti distanti nasconde una precisa volontà: allontanare le ong dalla zona di ricerca e soccorso, limitando la loro capacità operativa“. La Life Support, che nei giorni scorsi ha concluso la sua quindicesima missione, ha impiegato circa un centinaio di giorni per raggiungere i Pos assegnati dal Viminale e tornare in zona operativa. “Giorni sottratti alle operazioni di soccorso“, spiegano dall’ong. In un anno di attività la nave di Emergency ha tratto in salvo oltre 1.200 persone.
“Un tratto comune nelle loro storie? Le violenze e gli abusi subiti durante la rotta migratoria, le detenzioni arbitrarie in Libia e in Tunisia, gli episodi di razzismo e discriminazione, le minacce da parte dei trafficanti alle loro famiglie per estorcere più soldi. Ognuna di queste persone ha lasciato il proprio Paese per motivi diversi, ma tutte sono state vittime di tratta durante il viaggio“. Un dato ancora più allarmante se si considera che sempre più spesso a partire sono minori.
“Lo sono circa il 20-25 per cento dei naufraghi soccorsi dalla Life Support, la maggior parte dei quali soli. Sta crescendo il numero dei minori non accompagnati, anche con età inferiore ai 16 anni“. Resta l’amarezza per la “forte criminalizzazione” nei confronti delle ong. “Il nostro operato continua a non essere visto come un’azione umanitaria, ancora troppo spesso siamo assimilati a ‘trafficanti di esseri umani’, ancora una volta siamo costretti a ribadire che le nostre missioni hanno un solo obiettivo tutelare la vita di chi rischia di perderla in quella che è la rotta più mortale al mondo“.
Dall’11 al 17 dicembre allo Spazio di Natale di Emergency, in via Umberto I, a Catania, si potrà salire virtualmente a bordo della Life Support grazie a dei visori a 360°. Sarà possibile assistere a un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e vivere in prima persona un salvataggio in mare, sia dal punto di vista delle persone soccorse che di chi soccorre. Il video in realtà virtuale è stato, infatti, realizzato durante una missione della nave. “Ci sono tutte le fasi di ricerca e soccorso e la possibilità di ascoltare le testimonianze del personale di bordo“, spiegano da Emergency.
E per sostenere i progetti dell’associazione in Italia e nel mondo Emergency ha lanciato in 450 piazze in Italia la campagna il ‘Panettone fatto per bene’. “Con un contributo di 20 euro si potrà acquistare il tipico dolce natalizio e sostenere i nostri progetti sia in Italia che all’estero. E’ una raccolta fondi destinata alla nostre attività che vanno avanti tutto l’anno“, conclude Bocchini. (di Rossana Lo Castro) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)