Lo aveva annunciato durante l’Angelus del 4 luglio, poco prima di ricoverarsi al Gemelli, e ha mantenuto l’impegno. Il 12 settembre papa Francesco si è recato, per il suo trentaquattresimo viaggio pastorale, in Ungheria per celebrare la messa a conclusione del Congresso Eucaristico Internazionale. Prima di fare tappa in Slovacchia, il pontefice ha incontrato il Presidente della Repubblica, János Áder, e il Primo Ministro Viktor Orbán. Un’occasione che ha prestato il fianco alla trattazione di temi cruciali per il nostro tempo come la solidarietà verso tutti gli uomini. La solidarietà verso coloro che arrivano da lontano perché nel loro Paese c’è la guerra o la povertà; rifugiati e migranti economici hanno entrambi diritto d’asilo.
Migranti economici e diritto d’asilo
Per capire chi sono i migranti economici è bene prima chiarire tutta una serie di concetti: sentiamo spesso parlare di migranti, profughi e rifugiati, ma sappiamo davvero la differenza tra questi termini?
- Rifugiato: secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, è colui che scappa dal proprio Paese perché ha “giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato“. Nel momento in cui sbarca in un Paese straniero e fa domanda per il riconoscimento del proprio status diventa un richiedente asilo;
- Colui che beneficia della protezione sussidiaria: soggetto, cioè, che al rientro in patria rischierebbe di subire violenze o la violazione dei diritti umani;
- Colui che beneficia della protezione umanitaria: soggetto che gode di una protezione per motivi umanitari;
- Migrante economico: colui che si allontana dal Paese d’origine per inseguire una vita migliore.
Buoni e cattivi
La nostra legislazione, come quella di molti Paesi europei, prevede il riconoscimento del diritto d’asilo ai rifugiati per motivi politici, per motivi umanitari, un po’ meno quello per i migranti economici. Esiste addirittura il rischio di una classificazione in migranti di serie A e serie B o in migranti buoni e migranti cattivi. La regolamentazione di un diritto non richiede la classificazione delle persone affibbiando loro un’etichetta ma l’individuazione di scenari di pericolo.
Scenari che, come spesso accade, si sovrappongono. Un giovane che fugge da un Paese in guerra, è un giovane che fugge da una situazione di povertà. Un giovane che fugge da un Paese senza stabilità politica, fugge dalla prospettiva di una vita dignitosa. I flussi migratori così nutriti negli ultimi anni hanno portato spesso le autorità competenti ad accogliere quelli che ritenevano i casi “più gravi” rimpatriando gli altri.
Educazione alla fraternità
E questo lo sa bene Viktor Orbán che ha eretto muri ai suoi confini costringendo i migranti a modificare il loro cammino lungo la rotta balcanica. “Ogni volta che – ha detto papa Francesco in visita in Ungheria – c’è stata la tentazione di assorbire l’altro non si è costruito, ma si è distrutto; così pure quando si è voluto ghettizzarlo, anziché integrarlo. Quante volte nella storia è accaduto! Dobbiamo vigilare e pregare perché non accada più“.