Maurizio Avola non è un semplice killer di Cosa Nostra. La sua efficienza e affidabilità nei momenti più decisivi per l’avanzata della mafia ne hanno fatto uno scrigno di ricordi, mai tramutati in testimonianze prima d’ora, di trent’anni di storia di malavita. Il killer professionista, descritto come obbediente, preciso e silenzioso, è il protagonista di “Nient’altro che la verità”, il nuovo libro di Michele Santoro edito da Marsilio. Un uomo che il giornalista ha incontrato personalmente e intervistato, scoprendo segreti che nessuno immaginava custodisse. Un’occasione che ha riportato Michele Santoro in televisione a parlare non solo di mafia e dei grandi misteri irrisolti d’Italia ma anche di come l’informazione sia cambiata in questi anni.
Michele Santoro e l’informazione in Italia
Cosa Nostra è stato un tema molto dibattuto da Santoro nei suoi programmi degli anni Novanta da “Samarcanda” a “Il Rosso e Nero”. Un tema che lo portò a indagare anche sui presunti legami di Silvio Berlusconi e del suo entourage con il boss Vittorio Mangano. Erano gli anni dei governi di centro-destra e le continue inchieste su Forza Italia sfociarono nel cosiddetto Diktat bulgaro. L’allora premier Silvio Berlusconi accusò Santoro (insieme a Enzo Biagi e Daniele Luttazzi) di fare un uso criminoso della televisione. Biagi e Luttazzi furono allontanati dalla Rai mentre il programma di Santoro Sciuscià fu cancellato. Una pagina della lunga carriera di Santoro che in un’intervista ha ricordato come un periodo d’oro per l’informazione della Rai ai massimi livelli per l’approfondimento. Oggi, invece, ha proseguito il giornalista, l’informazione in Rai, con i suoi programmi da 1% di share, non esiste più, esiste solo comunicazione. Che significato ha questa affermazione?
Informazione
Informazione e comunicazione sono due mondi totalmente separati. L’informazione si articola in un passaggio di notizie che parte dalle fonti, attraversa il giornalista per arrivare al pubblico. L’informazione ha lo scopo di innescare una reazione nel pubblico che a sua volta genera altre notizie che vengono date e così via in un processo circolare. La comunicazione, invece, è un percorso lineare e unidirezionale che dal comunicatore arriva al suo target. In questo processo non c’è ritorno, non c’è feedback: tutto finisce con l’arrivo al proprio target.
e comunicazione
Cosa vuol dire per il servizio pubblico non fare più informazione ma solo comunicazione? L’informazione, va ricordato, si fonda sul diritto dei cittadini di essere informati e sul dovere da parte degli organi preposti di informare. Tutto il processo è regolato da norme deontologiche che, tra le altre cose, tutelano i soggetti dell’informazione. Seconda domanda: come siamo arrivati alla creazione di uno scenario simile? Dipende da una mancanza di professionalità da parte degli operatori dell’informazione o dall’incapacità del target di recepire le notizie e rimandarle al mittente?
In copertina un’immagine della strage di Via D’Amelio