Il Primo della Classe
Mia Via di Michele Visconti edito da Giovane Holden Edizioni è l’ultimo romanzo dello scrittore napoletano. Una storia dai ritmi serrati che inchioda il lettore alla pagina tra piani segreti, violenza, pandemia e “brave persone”. Una di queste è certamente Mia, il killer di professione, soprannominata il Primo della Classe, a cui quel lavoro inizia ad andare stretto, nel quale forse è stata fagocitata per caso e dal quale non ha mai lottato per uscirne. La sua fragilità è ben descritta dallo scrittore napoletano che ce la tratteggia in momenti sfuggenti di pura dolcezza e tenerezza con il suo cane, il suo amico disabile e il fratello.
La storia è ambientata nell’Italia del 2041 attanagliata da una nuova pandemia. Un gruppo di poteri forti lotta strisciando per destabilizzare il Paese e creare un ordine nuovo.
Michele Visconti, classe 1979, è napoletano e da qualche anno vive e lavora a Pescara. È un impiegato presso una società di ingegneria come geometra e ha due principali passioni: la scrittura e il disegno. La scrittura in particolare gli ha regalato non poche soddisfazioni, ottenendo buoni risultati in importanti concorsi letterari, tra cui Dieci piccoli indiani e Premio letterario nazionale Bukowski. Ha pubblicato una raccolta di racconti i Fanta eroi (La quercia editore) e per il Giovane Holden edizioni ha pubblicato Il mondo sommerso (2017), l’uomo con la pelliccia (2018), Croce testa (2020) e Il ponte di ghiaccio (2022).
Michele Visconti è di casa a Cinquecolonne Magazine. Lo abbiamo già intervistato in occasione degli ultimi due romanzi pubblicati e lo facciamo anche oggi per farci raccontare qualcosa in più sul nuovo libro e sulla scelta dell’ambientazione.
Mia Via di Michele Visconti: intervista all’autore
Partiamo dal titolo “Mia Via”. Mi piace, e io so che ha un doppio significato. Lo spieghiamo anche ai lettori?
Il titolo richiama il nome della protagonista Mia, ma è inteso anche come la mia strada, la strada di Mia. Quando cominciai a scrivere, avevo intitolato il testo: Pandemia. Poi aggiunsi su dei fogli che avevo stampato, la parola Mia: Mia Pandemia. In fase di pubblicazione però, alla casa editrice non era piaciuto molto. Mi avevano detto che la parola Pandemia non andava bene a quelli del marketing e mi avevano consigliato: Stato profondo. Ho cercato però di conservare la parola Mia, e alla fine ci siamo accordati per Mia Via.
Quest’ultimo romanzo mi è piaciuto molto, anche perché ti sei spinto verso un’atmosfera futurista che non avevi mai sperimentato prima. Quanto ti sei divertito a immaginare scenari fuori dalla realtà ordinaria?
Ho immaginato un futuro più lontano e più aspro del nostro. È stato un piacere ma in realtà mi è stato utile il trucco, per mettere bene in chiaro che la mia è una storia di fantasia. Se avessi parlato dei giorni nostri, molti avrebbero potuto confondere situazioni reali con le situazioni che ho immaginato. La mia storia è pura invenzione, e l’atmosfera che ho inventato è solo la cornice dei miei protagonisti.
I tuoi libri come sempre sono ricchi di contenuti e anche in questo caso ci parli di amicizia, di buoni sentimenti, amori, uomini e donne al bivio e, ahimè anche violenza, tanta violenza. Qual è stata la parte che hai avvertito più impegnativa?
Faccio fatica a scrivere di violenza, perché è una cosa mi ha spaventato da bambino. Ora invece mi incuriosisce, ma non sempre sono pronto ad affrontare certi temi, devo sentirmi a mio agio per farlo. È difficile anche descrivere le donne, ma è una cosa che faccio volentieri. Hanno una marcia più ed in ogni situazione portano sempre con sé tanta delicatezza e tanta dolcezza. Cerco nei miei testi di evidenziare delle emozioni, e stati d’animo, nonostante affronti temi molto ardui. Mi auguro di riuscirci almeno un po’.
Perché hai scelto di affrontare un tema ancora molto inflazionato (il virus), specialmente nei romanzi? Non hai pensato che avresti rischiato trattando questo argomento?
La pandemia è stato un tema molto gettonato, mi è capitato di leggere delle belle cose in merito, osservazioni dal punto di vista economico, psicologico. Come dicevo prima, la casa editrice non ha voluto tenere quella parola nel titolo. A differenza degli altri, non mi sono soffermato molto su quelle che sono state le vicende reali. Mi sono spostato nel futuro proprio per creare distacco, non volevo che si confondesse quel che è realmente successo con il mio testo. Le vicende del virus fanno da sfondo alla mia storia. La protagonista principale è Mia, con la sua forza e la sua fragilità. Credo che sia uno dei miei personaggi più riusciti. Proprio per questo il titolo originale era: Mia Pandemia, proprio per dire: questa è una mia ricetta.
Adesso partirai sicuramente in giro per l’Italia a promuovere il tuo romanzo. Hai già programmato qualche tappa? La possiamo anticipare ai nostri lettori?
Oddio, in giro per l’Italia mi sembra un parolone. Qualche giorno fa mi ha intervistato una radio di Venezia, ed ho in programma a breve una presentazione presso l’associazione Culturale Amare Pescara di Piacentino
D’Ostilio, la moderatrice sarà Veronica Scogna che ringrazio. La Giovane Holden Edizioni aiuta me e gli altri scrittori a promuovere i nostri testi per fortuna. Compatibilmente con gli impegni di lavoro, sicuramente organizzeremo qualche altro evento per pubblicizzare Mia Via. Approfitto di questo
spazio, anche per ringraziare tutte le persone che mi sono vicine.