E se riuscissimo con il nostro pc e/o smartphone a connetterci ad altri, bypassando la rete Internet centralizzata, ed appoggiandoci invece a una rete creata dagli stessi pc/smartphone? Non è fantasia, ma il principio alla base di una nuova embrionale forma di telecomunicazioni, il Mesh Networking. Le reti a maglia, questa la traduzione in italiano, si propongono come obiettivo la costruzione di un Internet indipendente da compagnie telefoniche e ISP, dunque non centralizzata e non rigidamente regolamentata.
Lo scopo iniziale alla base del progetto era la necessità di far fronte ai blackout della rete nel caso di attacchi terroristici o disastri naturali. Ora però questa sorta di web parallelo, dove i dati possono viaggiare da un pc all’altro, da un cellulare all’altro e con una velocità trenta volte superiore a quella dell’Adsl, ma soprattutto senza più problemi legati al raggio di copertura della rete, potrebbe rappresentare l’invenzione del secolo. Inoltre l’invio e la ricezione dei dati, tradizionalmente esposti al potenziale controllo di terzi, sarebbero al riparo da fastidiose invadenze della privacy.
Insomma un network libero, neutrale ed aperto, che per crescere deve potersi muovere in un ambiente scevro dal potere delle lobby, con persone che credono nelle potenzialità innovative di un’infrastruttura che fondamentalmente può essere messa in piedi da chiunque. L’organizzazione non si sviluppa infatti in maniera gerarchica e quindi al vertice non c’è nessuno: seguendo un modus operandi orizzontale, ognuno può contribuire con le proprie risorse al funzionamento della rete che è controllata solo dalla propria comunità. In caso di guasti, è poi capace di riconfigurarsi automaticamente, garantendo un collegamento diretto tra gli utenti.
La tedesca Freifunk, la spagnola GuiFi e la neozelandese Serval, tre telecommunications community networks, stanno lavorando alla creazione di reti che si appoggino sugli utenti stessi, e più specificamente sui loro smartphone. In pratico ogni telefonino fungerebbe da nodo a sé stante della rete, e ciò renderebbe possibile uno scambio di dati libero e non controllabile. Dal momento però che il WiFi dei telefonini ha un raggio d’azione piuttosto basso, Serval sta raccogliendo fondi per gli “Extender”, strutture ausiliarie che dovrebbero fare da scheletro per una futura rete comunitaria alimentata dal basso.
Ma è davvero tutto così facile e privo di inconvenienti? No. Tutti i “protagonisti” della Rete tradizionale storcono il naso e tengono le antenne dritte. Di recente i portavoce deli mesh networking hanno cercato di persuadere, senza riuscirci, aziende tipo Google, ad eliminare i limiti che ostacolano la diffusione di queste reti. C’è da dire inoltre che da un lato puramente commerciale, una rete libera e gratuita sarebbe un’antagonista per gli Internet Service Providers senza poi considerare che, per la mancanza di rigorosi controlli da parte della NSA (National Security Agency), la cyber-criminalità potrebbe fare ingenti danni.
Insomma, come per tutte le idee rivoluzionarie, le premesse sono molto interessanti, ma è indispensabile lavorarci ancora molto su.