(Adnkronos) – Oggi il Messico va al voto per storiche elezioni che porteranno all’elezione della prima presidente donna del Paese. In campo contro la super favorita Claudia Sheinbaum, l’ex sindaca di Città del Messico e candidata della coalizione di sinistra guidata dal partito Morena del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador, c’è infatti l’ex senatrice Xochitl Galvez, imprenditrice tech candidata dei tre partiti dell’opposizione di destra, tra i quali il Pri che ha governato il Messico per 71 anni.
Quale che sia quindi il risultato che uscirà delle urne oggi – con 99 milioni di elettori messicani chiamati a partecipare alle più grandi elezioni della storia del Paese, con 20mila incarichi a livello federale e locale in palio, compresi 128 seggi al Senato e 500 alla Camera – sarà una “presidenta” ad assumere la guida della seconda economia dell’America Latina, che deve fare i conti con crescente violenza dei cartelli criminali, una crescita economica rallentata, una corruzione dilagante e una costante crisi migratoria.
Durante la campagna elettorale, Sheinbaum, a cui i sondaggi danno un vantaggio anche del 20%, ha sottolineato la necessità di rafforzare alcune politiche, in materia di energia, sicurezza e lotta alla corruzione, senza mai criticare Amlo, da lei considerato il suo mentore politico. E questo potrebbe essere il suo tallone d’Achille, dal momento che alcuni dicono che il molto più carismatico, e popolare nonostante il profilo polarizzante, presidente uscente potrebbe rimanere una presenza incombente.
Ovviamente di segno completamente opposto il messaggio di Galvez, che ha scelto di chiudere la campagna a Monterrey, la città settentrionale nel cuore industriale del Paese: “Basta con le bugie! Dicono che il Messico sta meglio che mai e non è vero, il Messico vuole pace e tranquillità”, ha detto l’ex senatrice, anche lei 61enne, che promette migliori programmi sociali, lotta alla corruzione e soprattutto alla criminalità, con il numero degli omicidi arrivato ad un record di 185mila durante la presidenza di Lopez Obrador.
Una politica che Amlo ha anche condito di messaggi contro gli Usa, e la politica di lotta internazionale ai cartelli della droga, sostenendo di non voler fare “il poliziotto per nessun governo straniero, viene prima il Messico”.
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