(Adnkronos) – Il nodo Mes tiene ancora banco all’interno del governo e la matassa è ancora lontana dall’essere sbrogliata. La data cerchiata di rosso sul calendario è quella del prossimo giovedì 14 dicembre, quando in Aula alla Camera è prevista – sulla carta – la discussione sulla ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità.
Tuttavia, si tratta solo del quarto punto all’ordine del giorno, preceduto soprattutto dall’approvazione del decreto legge Anticipi, che, tra il voto di fiducia e quello finale sul provvedimento, terrà impegnata l’Aula di Montecitorio fino all’ora di pranzo dello stesso giovedì.
“E’ altamente improbabile – confermano fonti di governo – che la ratifica del Mes venga discussa quel giorno”. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli, interpellato dall’Adnkronos, parla di un vero e proprio “intasamento nel calendario”: i provvedimenti attesi in Aula sono tanti, tra questi anche il seguito dell’esame della legge di delegazione europea e della proposta di legge sugli illeciti agro-alimentari.
Insomma “si vedrà”, sintetizza Barelli, secondo il quale “il governo con il ministro dell’Economia della Lega, Giancarlo Giorgetti, sta facendo un grande sforzo per ottenere una deroga al Patto di stabilità” affinché possano essere scomputati dal bilancio dello Stato “i costi del Pnrr e della guerra in Ucraina” facendo slittare il rientro del rapporto deficit-Pil sotto la soglia del 3%.
“Se la ratifica del Mes fosse foriera di questo risultato, per Forza Italia non sarebbe un dramma approvarla, magari con una ‘salvaguardia’: cioè, tornare in Parlamento per l’autorizzazione a utilizzarlo, ove necessario”, spiega ancora Barelli all’Adnkronos, sottolineando come sul punto non vi siano “particolari tensioni” all’interno della maggioranza.
A ribadire la linea di Forza Italia sulla questione Mes e su altri temi europei è stato il segretario azzurro e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale, intervistato dal Quotidiano nazionale, è tornato a ribadire la necessità di una “logica a pacchetto” e non “a pezzi separati”: l’agenda Ue deve avere “una visione congiunta e comune della politica economica europea che contempli il nuovo Patto di stabilità, il Mes, l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale”, le parole del titolare della Farnesina.
Ma è la Lega, storicamente avversa al Mes, a tenere la linea dura con il presidente dei deputati del Carroccio, Riccardo Molinari. Ai microfoni di Radio24 il capogruppo leghista ricorda che il Patto di stabilità è “lontano dall’essere concluso” e annuncia quello che ai più appare quasi certo: “Il 14 dicembre non discuteremo di Mes” perché “il ministro Giorgetti ha fatto giustamente presente che è in calendario ma esistono provvedimenti che vengono prima”.
La posizione della Lega “è nota, pensiamo che il Mes sia uno strumento superato ma aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito”, aggiunge Molinari, lanciando la palla nelle mani della presidente del Consiglio, che martedì pomeriggio è attesa alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre.
E’ il vertice di Bruxelles l’appuntamento a cui la premier Meloni guarda prima di decidere sul Mes. Lo dice chiaramente il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, ospite di ‘In mezz’ora’ su Rai Tre: “Il Mes è un pezzo di un ragionamento ampio. Vediamo in questo Consiglio europeo cosa si definisce dal punto di vista delle modifiche”, spiega l’esponente di Fratelli d’Italia.
Che aggiunge: “Non si può vedere la questione in modo autonomo. Oggi andiamo verso un Consiglio europeo che deve affrontare le modifiche del bilancio dell’Ue, dove noi abbiamo un dossier rilevante e importante, a partire dal finanziamento dell’Ucraina, al tema dell’immigrazione, al sostegno delle nostre imprese. Bisogna tenere conto di questi elementi nella discussione”.
La ‘melina’ del governo fa innervosire le opposizioni: Luigi Marattin di Italia Viva parla di “pagliacciate” e invita l’esecutivo a prendersi le sue responsabilità; Riccardo Magi di +Europa punta il dito contro il “sovranismo paranoico di Fratelli d’Italia e Lega”, mentre per Davide Faraone (Iv) quello del governo è uno “spettacolo indecente”.
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