Dopo “La bicicletta verde”, Haifaa Al-Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita, si cimenta con un genere del tutto diverso, un melodramma dai toni classici, che racconta la travagliata nascita del mitico Frankenstein.
Siamo nella Londra del XIX secolo e Mary Wollostonecraft Godwin, interpretata dalla giovane e talentuosa Elle Fanning, è figlia della filosofa femminista Mary Wollstonecraft e dello scrittore politico William Godwin.
Persa la madre in tenera età, vive con il padre, la sua seconda moglie e la sorella.
Animata sin da bambina da una grande intelligenza e dalla passione per la conoscenza, si diletta a scrivere storie di fantasmi all’interno di cimiteri, ed è proprio in questi luoghi tetri e angusti che inizierà a sviluppare quello che sarà un grande successo letterario. La sua è una storia passionale, viscerale, fatta di coraggio e ambizione.
L’intero film è del tutto basato sulla fragile forza della sua assoluta protagonista, la quale riesce ad affrontare i sentimenti di solitudine e abbandono, propri di una giovane donna incapace di ambientarsi in una società pigra, retrograda e ostile all’emancipazione femminile, e costretta in un amore malsano con il poeta libertino Percy Bysshe Shelley.
Mary non ci appare mai troppo lacerata o disturbata e il suo viso angelico contrasta perfettamente tutto il dolore e i tormenti, che fanno solo da retroscena alla grande prospettiva amorosa e al desiderio di riscatto e indipendenza, elementi che sono alla base della stesura del celebre capolavoro.
Fu in una notte buia e inquietante che Mary Wollstonecraft, suo marito Percy Bysshe Shelley e i poeti-scrittori Lord Byron e John Polidori, si sfidarono a inventare la miglior storia di orrore mai scritta prima. Fu così che, dal sorprendente immaginario della futura Mery Shelley, nacque “Frankenstein: o il moderno Prometeo”, una creatura all’interno della quale riecheggiano disperazione, dolore e solitudine, tutte cose provate in prima persona dalla scrittrice stessa.
Cosi come Prometeo sfidò gli dei rubando loro il fuoco per darlo agli uomini, uno scienziato trasgredisce alla morte, sfidando Dio nel creare la vita laddove la natura non la preveda più.
Mary, invece, viene vista come un’anti-eroina che sfida la società del tempo, incapace di accettare ogni nuova forma di progresso tecnologico e di immaginazione. Il mostro non era contemplato, e il diverso era bandito dalla borghesia ottocentesca, da sempre ancorata a vane sicurezze, che avrebbe poi perso con la nascita del romanticismo gotico.
Ma è proprio grazie alla forza gentile e alla determinazione dell’autrice, se Frankenstein è ancora oggi considerato un’opera immortale.