Musica Underground, le novità che propone la flora musicale napoletana
Ha senso oggigiorno parlare di musica? È con questo quesito che apriamo questa rubrica. Una domanda che suona come una scommessa, in quanto non crediamo sia affatto retorica, soprattutto qui in Campania, qui a Napoli. E per trovare una risposta che sia valida, credibile, iniziamo insieme questo viaggio nella musica underground delle nostre terre, alla ricerca dei suoni che nascono nelle cantine, puzzolenti d’ umidità , quell’odore di cui troppo spesso si perde il ricordo per esigenze di mercato. E dunque nel timore di incappare in una mela marcia, è meglio coglierla dall’ albero, invece di prenderla dal cesto!
E dalla flora musicale napoletana vi proponiamo questa settimana un germoglio appena spuntato: i JFK e la sua bella bionda (Lelio Morra voce/chitarra/ukulele, Gianmarco Libeccio chitarra, Marino Amodio basso, Fabio Caliento batteria, Federica Morra cori/percussioni). Questo gruppo, così come il nome, nasce da un sogno, atmosfere cittadine, metropolitane, occidentali, l’ immagine di un’ America lontana e di una bimba bionda che gioca felice. Un sogno che ha portato il cantante del gruppo, Lelio Morra (già cantante degli Eutimia gruppo vincitore del premio Miglior Interprete nella rassegna Premio De Andrè 2005) ad esplorare, durante un soggiorno in Francia, nuove sonorità , sempre orientate tra realtà , sogno e dimensione del viaggio come scoperta. I JFK nascono al ritorno da questo “trip”, nel settembre 2009, quando al lato onirico inizia ad affiancarsi la ricerca di un’ identità musicale. Dopo le prime composizioni parte un’ attività live nei club campani (JahBless, Velvet Zone, Duel Beat, Kingston) e presso il romano Contestaccio, che, coadiuvata dal potere del web, inizia a far girare il loro nome. Le atmosfere che il gruppo propone sono molteplici, dal folk alla bossa nova a lente ballate dal gusto cantautoriale con testi in italiano, ma la cosa che più ci piace dei JFK e la sua bella bionda è la ricerca di un contatto tra questi generi diversi che si traduce in una sintesi unitaria che all’ orecchio appare come un unico stile riconoscibile nelle diverse canzoni. È facile ritrovarvi delle influenze negli artisti più disparati, da De Andrè a Leonard Cohen, supportate da ricercate e studiate costruzioni musicali che fanno pensare ai Beirut, sicuramente il souvenir più significativo importato dalla Francia, o ai momenti più eclettici dei Blur.
Li abbiamo incontrati per fare due chiacchiere, intrattenendoci piacevolmente tra una birra e l’altra, parlando di musica, la loro, quella di altri, quella a Napoli, da sempre difficile da portare avanti, trovandoci però d’ accordo su un graduale cambiamento di clima, testimoniato dalla maggiore attenzione di locali e pubblico alla musica dal vivo di qualità , e la qualità sicuramente non manca, non è mai mancata, al contrario delle possibilità .
I JFK sono un gruppo giovane con radici nella tradizione, semplice ma complesso, divertente ma a tratti amaro e nonostante una certa immaturità nell’ aspetto live che non rispecchia appieno le loro potenzialità , ci si può aspettare qualcosa che vale la pena di essere ascoltato. Quello che appare è il rapporto tra la volontà di avere un’ identità musicale insieme all’ accettazione di una sorta di relatività delle convinzioni espressa sia nei testi sia nelle diverse dimensioni armoniche, cosa che ci trova totalmente d’ accordo…d’altronde un certo Walt (non lo zio Walt!) tra un “attimo fuggente” e l’ altro disse “se mi contraddico è perché sono molteplice”.
www.myspace.com/jkfelasuabellabionda
Giovanni Porta