“C’è un me dentro di me” è un album di 12 canzoni dalle sonoritÃ
jazz, swing, blues condite da un’ attitudine cantautoriale, suona molto intimo.
Una sonorità “da stanza”
Se mi concentro un po’, disteso in una notte silenziosa, riesco a tornare con la mente al momento in cui per la prima volta ho ascoltato i Beatles. Non ricordo precisamente quando è successo, sicuramente tanto tempo fa, quando probabilmente ancora non avevo strumenti sufficienti per comprendere il senso di quella musica così intensa, anche solo per la mancanza di capacità di analisi, frutto di una cultura musicale ancora carente. Quei suoni, in maniera così inconsapevole da parte mia, mi entrarono nel DNA, così come è capitato ad altri. Quei suoni che riscopri avere dentro a distanza di tempo. È come se i Beatles li conoscessimo da sempre, come se fossimo nati già conoscendo quei giri di accordi geniali nella loro semplicità . Quanto era bello sentire la musica in quel modo! Non mi capitava da anni di riprovare la stessa sensazione. Una musica che ti entra dentro in maniera così prepotente ma al contempo così dolce, dandoti un piacere puerile a tratti disarmante. È stato questo il mio primo approccio con la musica di Giovanni Truppi. Di Giovanni mi riesce difficile scrivere in una maniera che non sia emotiva. Non riesco ad analizzarne gli aspetti positivi, quelli un po’ meno positivi, scomponendo in varie parti un problema per valutarne i vari aspetti e darne un rimando in una o in un’altra chiave. Mi è capitato di ascoltarlo al Fabric di Portici pochi giorni fa, dove la sua musica assomigliava a un fiore che sbocciava in mezzo a un arido deserto di pailettes (fatta eccezione per un gruppo di aficionados). Lo abbiamo incontrato il giorno dopo per la consueta “birra e chiacchierata” prima di un articolo per scoprire una persona in linea con la propria musica. Spontanea, naturale, semplice nella sua complessità . Il lavoro di Giovanni Truppi è “C’è un me dentro di me” (fruibile totalmente sulla sua pagina Facebook), album di 12 canzoni dalle sonorità jazz, swing, blues condite da un’ attitudine cantautoriale , che suona molto intimo, una sonorità “da stanza”. Mentre in studio i pezzi sono arrangiati con altri valevoli strumentisti, nel live Giovanni propone un sound più scarno e diretto presentando l’album (e qualche inedito) in forma voce e chitarra o accompagnato esclusivamente dalla batteria. L’effetto è sicuramente quello di variare sul tema dello stesso discorso musicale, il tutto condito da un groove che dalle sue dita passa attraverso le corde della sua chitarra fino a ad arrivare al piede del pubblico che inconsapevolmente porta il ritmo. Ed è qui che appare l’aspetto rock di un artista poliedrico che non smette mai di stupire suonando la stessa canzone. Nella storia di Giovanni Truppi ricordiamo l’ esperienza del gruppo “Le Baccanti”, mentre nel suo nuovo progetto solista rinveniamo già innumerevoli concerti in tutta Italia, nonché alcune date americane dove lo abbiamo visto insieme a Geoff Farina (Karate) e Dana Colley (Morhine). Parlando delle sue influenze, come tutti, ha radici nel vecchio e nel nuovo, nelle grandi personalità della musica così come nelle figure semisconosciute fuori dal mainstream, e allo stesso modo, come tutti, affonda le proprie radici nella tradizione italiana e napoletana (dando dignità a canzoni che, per il troppo provincialismo che contraddistingue l’ Italia, vengono scartate in maniera aprioristica), così come si rifà a sonorità d’oltralpe, ma ascoltando i suoi brani l’ orecchio e il cervello di un critico devono arrendersi nella ricerca di una spiegazione analitico-razionale della musica, riconoscendo l’ accelerazione dei battiti del proprio cuore, mentre la mente vaga tra ricordi d’infanzia alla ricerca di sensazioni mai più provate, ed è appunto per questo che non ci interessa parlare di lui diversamente, assoggettandoci allo schema della classica recensione. L’unica soluzione percorribile è quella di ascoltarlo, e vi auguriamo di provare come noi le stesse sensazioni e avere la possibilità di dirgli come noi abbiamo fatto: “Giovanni, per te parla la tua musica”.
http://www.myspace.com/giovannitruppi
Giovanni Porta