(Adnkronos) – “Io faccio il presidente, non conosco tutte le dinamiche parlamentari e su quello sono un po’ carente, ma ho visto tante manifestazioni sportive risolversi in un attimo, quando c’era la volontà di farlo. Forse l’atletica non piace a tutti, può essere che ci siano sport più attrattivi.
D’altro canto il ministro dello sport, quando abbiamo vinto la Coppa Europa non mi ha mandato neanche un messaggio o fatto una telefonata”. Questo l’appunto del presidente della Fidal Stefano Mei al Ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi in un colloquio con l’Adnkronos dopo il ritiro della candidatura di Roma ad ospitare i Mondiali di atletica a Roma nel 2027.
“Se sono arrabbiato? Io sono uno sportivo e se non mi fanno gareggiare mi girano. E soprattutto dimmelo prima. Perché noi potevamo portare la cosa migliore del mondo e sarebbe andata così. Non c’entrava quanto buono fosse il lavoro che abbiamo fatto. Semplicemente era troppo tardi, ma ha detto che era tardi anche a novembre”, ha aggiunto Mei.
“La gestione da bar del tennis sulla candidatura per ospitare i Mondiali di atletica del 2027, da noi non c’è stata. Io dico solo che, con un po’ di chiarezza, avremmo evitato, di perdere un sacco di tempo, di figuracce e anche di soldi. Io tutto questo l’ho fatto quando ho capito che c’era uno spiraglio per entrare. E’ vero che ci vogliono degli anni per preparare una cosa così, però se c’è un’occasione, e la mia atletica sta rendendo così tanto, devo provare. Io l’ho fatto per questi ragazzi, per Mattia Furlani, per Larissa Iapichino, per Gimbo Tamber
i che vorrebbe smettere finito quest’anno e che magari gli viene voglia di allungarsi fino a Roma. L’ho fatto per loro”, ha proseguito amareggiato il presidente della Fidal. “Sentire che abbiamo fatto le cose da bar del tennis mi fa girare. Non mi permetterei mai di fare una cosa contro il Governo, contro l’istituzione o cercare di spingere l’istituzione, ma è chiaro che devo portare avanti le ragioni del mio mondo che in tre anni ha prodotto quanto neanche ai tempi di Cova, Mennea e Simeoni.
Quello che fa un po’ strano in tutto questo è che, ho un ministro dello sport e a lui devo fare il riferimento, e spero sempre che il mio ministro di riferimento mi dica tutto quello che deve essere fatto e soprattutto informi chi di dovere, perché se non ha il portafoglio, qualcuno dovrà sapere questa cosa”, ha aggiunto Mei.
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