Dopo i fatti della Liguria, arriva l’obbligo alla vaccinazione per i medici. Nella regione amministrata dal presidente Toti si erano verificati nelle scorse settimane diversi casi di contagio all’interno di strutture ospedaliere e RSA generati da personale medico e paramedico non vaccinato. Per i tempi con i quali si sono verificati gli episodi, è chiaro che i medici, gli infermieri e gli assistenti che hanno originato i cluster abbiano rifiutato di vaccinarsi.
Non obbligatoria ma caldamente raccomandata
Nessun Paese dove al momento si sta svolgendo la campagna vaccinale ha istituito l’obbligo della vaccinazione. Dopo mesi difficili trascorsi a lottare contro il diffondersi del virus, a contare i morti e gli ammalati, avere a disposizione un vaccino sembrava quasi troppo bello per essere vero. Poi l’avvio simbolico per tutta l’Europa il 27 dicembre 2020 con le prime inoculazioni proprio al personale sanitario. Una categoria ancora in prima linea in questa lotta e al tempo stesso a contatto con i soggetti più a rischio. Gli episodi capitati in Liguria hanno messo in luce che esistono non solo medici ma anche un numero elevato di operatori sanitari no vax che, quindi, per motivi incomprensibili, hanno rifiutato di vaccinarsi. Come ovviare ora al dilemma tra libera scelta (quella di vaccinarsi) e senso di responsabilità?
L’obbligo della vaccinazione per i medici
Il Decreto Legge appena approvato dal governo Draghi ha trovato un escamotage. Prevede l’obbligatorietà della vaccinazione per tutto il personale sanitario e assistenziale impiegato nelle strutture pubbliche e private. Per coloro che si rifiutano scatta il trasferimento ad altra mansione o, se questo non è possibile, la sospensione dal lavoro senza stipendio. Vediamo ne dettaglio come funziona.
- Gli ordini professionali territoriali interessati dal provvedimento e le strutture presso le quali i professionisti sono impiegati hanno 5 giorni dall’entrata in vigore del decreto per comunicare alla Regione o Provincia autonoma di riferimento l’elenco dei propri iscritti e dei propri dipendenti.
- Gli enti locali, a loro volta, entro 10 giorni dalla ricezione degli elenchi devono controllare chi si sia sottoposto alla vaccinazione e chi non lo ha fatto. Coloro che non sono vaccinati o che non hanno presentato la domanda vengono segnalati all’Asl di competenza che provvede a contattare l’interessato.
- Quest’ultimo, entro 5 giorni, è tenuto a presentare il certificato di vaccinazione, l’avvenuta richiesta, una domanda di differimento per motivi di salute o la motivazione (sempre per motivi di salute) per la quale non si è sottoposto alla vaccinazione.
Demansionamento o sospensione
Nel caso in cui l’interessato non dia alcuna risposta, l’Asl lo invita a effettuare la vaccinazione. Se a questo invito non segue la vaccinazione, la Regione o la Provincia segnala il soggetto all’ordine professionale e al datore di lavoro. Quest’ultimo sarà tenuto a trasferire il soggetto interessato ad altra mansione che non comporti il contatto diretto con i malati o con le persone a rischio. Se l’azienda non ha questa possibilità scatta, per il lavoratore, la sospensione dal lavoro senza retribuzione. La sospensione può durare:
- fino ad avvenuta vaccinazione
- fino al termine della campagna vaccinale
- fino al 31 dicembre 2021.
Il provvedimento ha già incassato il consenso dell’ordine nazionale dei medici e del sindacato.
In copertina foto di Bruno /Germany da Pixabay