Anche i colossi soffrono la crisi: il terzo trimestre è stato disastroso per un gigante del cibo come McDonald’s. Crollo del 30% negli utili, polemiche sulle forniture di carne scaduta in Cina, guerra commerciale e chiusura di ristoranti in Russia per condizioni igienico-sanitarie inadeguate e perdita di appeal sui “nuovi” giovani. Don Thompson, a.d. della multinazionale di Ronald il pagliaccio, ha dichiarato che la performance è stata «al di sotto delle attese». «Si è assistito a un significativo ribasso rispetto a un anno fa, con la performance finanziaria messa sotto pressione da una serie di fattori, come l’aumento della pressione fiscale, un contesto operativo insolito in Asia ed Europa, l’andamento sotto le attese negli USA, il maggiore segmento geografico», ha dichiarato Thompson. «I venti contrari interni ed esterni si sono dimostrati più forti del previsto e continueranno nel quarto trimestre. Queste sfide significative richiedono cambi significativi: dobbiamo dimostrare ai nostri consumatori che capiamo i problemi che ci stiamo ritrovando ad affrontare e che stiamo assumendo misure per modificare radicalmente il nostro approccio», ha evidenziato l’amministratore delegato. Per riaprire un vero e proprio dialogo con i clienti, il colosso del criticatissimo “junk food” ha aperto una piattaforma “Our Food. Your Questions” che permette ai consumatori di porre numerose domande sulla qualità e il trattamento dei cibi venduti. Un’operazione di trasparenza per recuperare un rapporto difficile con la clientela . Infatti, dopo l’ “apertura delle porte dell’azienda”, Kevin Newell, brand manager della multinazionale, ha dichiarato: «Ciò che ci interessa è che i nostri clienti conoscano la vera storia del cibo di McDonald’s». Contestualmente all’apertura della piattaforma, la multinazionale ha permesso alla troupe di Good Morning America (GMA) di recarsi in California, in uno stabilimento, e di filmare la preparazione dei cibi. Nessun ingrediente nocivo o dannoso, a detta del team McDonald’s: la carne usata è miscela di manzo Leener tritata e l’unico composto organico utilizzato è l’azodicarbonamide (ADA), impiegato per le focacce.
L’obiettivo della regina dei Big Mac è quello di cancellare nel mondo la nomea di signora del cibo spazzatura. La strategia di Thompson, secondo alcuni, sarà quello di puntare forte su elementi come “cibo genuino”, “regionalizzazione” e “personalizzazione”. Attirare il cliente con cibi ispirati a prodotti regionali e permettergli di creare il proprio Hamburger (con “Create your taste” in Australia è già possibile). Dal 10 ottobre (fino al 5 novembre), grazie alla collaborazione con TbwaItalia, McDonald’s permette alla clientela italiana di assaggiare due nuovi panini in linea con la campagna “La sagra”: salamella di maiale con cipolla e senape in grani e salamella con crauti e salsa fumè. Gli sfizi sono, invece, le patate frisé e triangolini (o spiedini) di polenta con crema al gorgonzola. «Da McDonald’s arriva la sagra: una riscoperta delle ricette tradizionali pensata per gli amanti dei sapori rustici!», è possibile leggere sul sito.
Grazie a due provocatori youtubers olandesi, collaboratori del canale “Lifehunters”, la fama di McDonald’s come regina del cibo-spazzatura è stata (in parte) pubblicamente sbugiardata. I due ragazzi si sono recati all’Expo di Hauten, convention del “mangiar sano” con numerosi esperti della gastronomia e alimentazione, e “mascherando” il cibo di McDonald’s (presentato come cibo biologico e servito su piatti e vassoi), lo hanno fatto assaggiare ai pezzi grossi presenti. Le reazioni sono state positivissime («Il gusto è molto ricco» è stato uno dei commenti), gli esperti si sono impegnati in maniera inevitabilmente buffa in spiegazioni in difesa del cibo sano e i due youtubers sono arrivati ad una conclusione: «Se dici alle persone che un prodotto è biologico, automaticamente loro crederanno che lo sia».
Rebecca Rütten, fotografa tedesca, ha creato una nuova collezione di foto chiamata “Contemporary Pieces”. L’artista ha reinterpretato classici della cultura del tardo Rinascimento con soggetti che mantengono prodotti tipici dei fast food. «Nel tardo Rinascimento i pittori olandesi e italiani presero in esame la classe media e le classi sociali più basse. Secondo me la cultura del fast food rappresenta le stesse classi al giorno d’oggi, negli USA; mangiare sano è troppo costoso, ma al tempo stesso possiamo comoprare grandi quantità di cibo nei fast food a un prezzo enormemente minore», ha dichiarato la fotografa. La tedesca ha dichiarato che è stato significativo il fatto che molti suoi amici evitino i Fast Food, simbolo di prodotti «non commestibili» geneticamente modificati, creati solo per consumismo di massa. Per l’artista non è stato “facile”: «Ho faticato a smaltire il cibo comprato per gli scatti poiché dopo il servizio, i modelli e gli amici che mi avevano aiutata si sono rifiutati di mangiare quel cibo. E’ stata la conferma che le mie sensazioni e il mio lavoro di sensibilizzazione sono stati giusti».