Traffico intenso intorno al quarto pianeta del Sistema Solare, con tanto di rischi di ‘tamponamento’: è questo lo scenario che avrebbe potuto coinvolgere una delle sonde impegnate nello studio di Marte e uno dei satelliti naturali del pianeta. I protagonisti del mancato scontro sono MAVEN (MarsAtmosphere and Volatile EvolutioN) della NASA e la luna Phobos, che il prossimo 6 marzo si sarebbero trovati a unadistanza troppo ravvicinata.
La sonda, in orbita intorno a Marte da due anni e mezzo, ha il compito di esplorare il livello superiore dell’atmosfera e laionosfera del Pianeta Rosso, nonché le loro interazioni con ilSole e il vento solare. Tenuta sotto controllo dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, lo scorso 28 febbraioMAVEN ha dovuto effettuare una manovra non prevista nella sua tabella di marcia per mettersi in sicurezza.
Il team della NASA che monitora il tracking della sonda ha dato ‘gas’ ai suoi motori per aumentarne la velocità di 0,4 metri al secondo, una correzione piccola ma fondamentale per evitare il vis-à-vis con il maggiore dei satelliti naturali di Marte. E’ la prima volta che MAVEN effettua questa manovra per tenersi alla larga dalla superficie accidentata di Phobos.
La sonda, che percorre un’orbita ellittica, segue un percorso che incrocia quelli delle altre sue ‘colleghe’ a spasso intorno aMarte e quello di Phobos numerose volte nel corso di un anno.
Il rischio di collisione si può verificare solo se i vari oggetti arrivano al punto di intersezione delle orbite nello stesso momento, uno scenario ben noto ai tecnici del JPL e accuratamente monitorato.
L’incontro al punto di intersezione è proprio il quadro che laNASA, ricorrendo anche a delle simulazioni, aveva delineato perMAVEN e Phobos per il 6 marzo. Corretto il tiro, la sonda può tranquillamente proseguire le sue indagini sull’atmosfera marziana.
Lanciata il 18 novembre 2013 da Cape Canaveral, MAVEN è entrata nell’orbita del Pianeta Rosso il 21 settembre 2014 e dopo poco meno di due mesi, il 16 novembre, ha dato il ‘la’ alla sua attività di ricerca. La sonda ha ancora a disposizione un anno e mezzo per scandagliare l’atmosfera del corpo celeste, dato che è stata approvata l’estensione della missione fino al mese di settembre 2018.