Artista emergente, Matteo Mandelli opera un’arte non solo come espressione di una natura essenziale e ontologico metafisica ma come struttura diretta ad una transazione accompagnata da un’emozione estetica attraverso una forma significante. L’artista lombardo esplora l’oltre facendoci attraversare la dimensione del Reale, traslandoci direttamente in un non luogo che ci permette di rientrare in contatto con il nostro IO più intimo.
The Contact, progetto nato poco più di un anno fa, ha cavalcato alcune delle manifestazioni più importanti nel mondo dell’arte contemporanea facendosi notare ad Art Basel Hk, al Frieze London nell’autunno scorso, al Festival W3N? a Narva riscuotendo molto interesse e curiosità sia da parte di importanti collezionisti internazionali che di gallerie ed istituzioni museali alla ricerca di una nuova modalità di linguaggio e interpolazione se non che modernizzazione rispetto ad un sistema arte statico e poco incline al dialogo rivoluzionario proposto dall’arte digitale.
Matteo Mandelli fa confluire nella sua visione artistica della vita e del mondo, concetti fondamentali quali il tempo e la sua essenza di “tempus fugit”, che convogliano in una nuova dimensione che è quella denominata dagli esperti di settore Phygital Art.
Osservando la nascita delle sue opere durante le performance live, si è colpiti irrimediabilmente dallo scoppio dei cristalli liquidi dei suoi schermi, che si tramutano inaspettatamente in forme e colori che rapiscono chi osserva in un turbine di sensazioni visive ed emozioni irripetibili. La peculiarità del lavoro di Matteo Mandelli, sta proprio nella commistione di fisico e digitale, cioè le mani dell’uomo riescono a creare in parte l’opera che viene terminata dal dispositivo stesso a seconda di come viene effettuato il taglio con un flessibile. Il momento dell’esplosione vera e propria dei cristalli dà vita ad un fascio luminoso che ci porta direttamente a legarci alla nascita dell’universo assieme ad un senso di sacralità che ci viene fornito dall’ambivalenza di un gesto di “creazione decostruttiva”.
Le performance di Mandelli, artista attento al ciclo di smaltimento, trasformano i rifiuti in opera d’arte, proprio seguendo la filosofia dell’upcycling, o meglio attuando un riutilizzo creativo, al processo di trasformazione di materiali di scarto, prodotti inutili o indesiderati in nuovi oggetti percepiti come di maggiore qualità, a cui viene attribuito un valore artistico. Tale concezione dell’atto artistico si rifà alle idee di Duchamp, Burri e Piero Manzoni.
In occasione dell’apertura di Art Dubai Fair2024, in collaborazione con Cinello, startup che utilizza la tecnologia DAW® che rende l’immagine sullo schermo unica nella sua fattispecie (la parte digitale infatti si innesta nel dispositivo creando un prodotto senza uguali), l’artista taglierà in occasione di due performance live alcuni degli schermi che entreranno a far parte dell’installazione presso il Booth di Holy Gallery dal 27 febbraio al 3 marzo.