“Perché si sente il bisogno di fuggire?” Grazie R. per la tua mail e per la tua elaborata domanda che mi permette di tracciare di fuga.
…le tue parole “sento costantemente il bisogno di fuggire, da una relazione, da un lavoro, da una situazione. E’ impossibile resistere a questa tentazione e molte volte a causa di questo, ho lasciato a metà progetti anche molto importanti senza darmi il tempo di raccogliere i meritati risultati…. Come si fa a non fuggire?”
Prenderò in prestito la parte di me composta e capace di governare emozioni e reazioni, come una donna orientale. Quella capace di rimanere ferma in me, che davanti alle situazione ed incontri, sa scrutare osservare leggere anche la più piccola piega del comportamento altrui che, se pur legata a sensibilità imperscrutabili, è la parte che vive il pragmatismo, la freddezza dei gesti e la lucidità per arrivare al risultato.
Grazie a questa parte di me ho avuto modo di capire il meccanismo della FUGA che mi ha permesso di scoprire altri punti di osservazione.
Da brava matita traccerò le parole salienti… DEVI, DOBBIAMO e una che non si vede ….PRESSIONE.
Questa parte di me, e dunque di tutti, è legata al pragmatismo ed ha come scopo arrivare agli obiettivi ma…se dall’esterno arrivano troppe informazioni, troppe pressioni, troppe richieste contemporaneamente, perde la direzione e soprattutto perde il contatto con se stessa. Come se all’improvviso non avesse più un progetto logico da seguire. Diventa così DIPENDETE delle volontà esterne per poter proseguire e per poter dare fede alla sua natura composta. Ma così facendo, perde la sua identità e nel tempo (più o meno breve) da prigioniera innocente, tenterà la fuga. Il primo passo sarà verso se stessa per istinto di protezione e sopravvivenza, dunque si chiuderà dentro.
Possiamo riconoscere questo atteggiamento in improvvisi mutismi, chiusure improvvise, perdite di interesse che sfoceranno inevitabilmente in altrettante reazioni di compensazioni … più comuni ed evidenti delle prime perché più distruttive ed eclatanti.
Si sto parlando di demoralizzazione che ha come reazioni evidente il bisogno di distruggere o, come dici tu R. , di non attendere la raccolta dei risultati. Questa reazione che ci spinge a fuggire è dunque una forma di reazione di sopravvivenza, quando intorno a noi si sta costruendo una prigione invisibile fatta di obblighi, divieti, impossibilità di espressione che ci priva di una identità e di una dignità…
Nel piccolo o nel grande, il meccanismo non cambia….. potremmo a questo punto parlare anche di compromesso ma nel senso di “compromettere, mettere a rischio la reputazione, generare danno” tema su cui tracceremo più avanti….. (to be continued)
Voi cosa ne pensate? Quale è la vostra esperienza in proposito?
Inviate i vostri pensieri a info@cinquecolonne.it