Marina Abramović, una delle artiste più influenti e provocatorie del nostro tempo, ha un legame speciale con Napoli, città che ha ospitato alcune delle sue performance più iconiche e controverse. Il capoluogo campano, con la sua vivace cultura, i suoi contrasti e il suo fascino intriso di storia e contemporaneità, è stato il teatro di momenti fondamentali nella carriera della Abramović, contribuendo a consolidare la sua fama di “madre della performance art”.
Marina Abramović e la performance art
Marina Abramović, nata a Belgrado nel 1946, ha trascorso oltre cinque decenni esplorando i limiti del corpo e della mente umana attraverso la performance art. Le sue opere sono spesso caratterizzate da un’intensità estrema, in cui il corpo diventa il mezzo principale di espressione artistica. La sua ricerca esplora tematiche come la resistenza, il dolore, la vulnerabilità e l’interazione tra l’artista e il pubblico. Napoli ha giocato un ruolo chiave in questa narrazione, offrendo un palcoscenico unico per alcune delle sue creazioni più emblematiche.
“Rhythm 0” (1974): la performance che ha fatto la storia
Tra le performance più famose di Marina Abramović, Rhythm 0, realizzata nel 1974 presso la galleria Studio Morra di Napoli, è senza dubbio la più iconica. Questo evento ha segnato un punto di svolta nell’arte performativa e ha messo in discussione i limiti dell’interazione tra artista e pubblico.
Durante la performance, Abramović si è posta come oggetto passivo, permettendo ai partecipanti di agire liberamente su di lei utilizzando 72 oggetti messi a disposizione su un tavolo. Tra questi oggetti vi erano piume, fiori, coltelli, una pistola carica e altri oggetti potenzialmente pericolosi. Il pubblico era libero di scegliere come interagire con il corpo dell’artista, senza alcuna limitazione o interferenza.
Nel corso delle sei ore della performance, le reazioni del pubblico sono gradualmente cambiate. All’inizio, i partecipanti si sono avvicinati timidamente, accarezzando e abbellendo l’artista. Tuttavia, con il passare del tempo, alcune persone hanno iniziato a compiere atti più aggressivi e violenti: Abramović fu tagliata con coltelli, spogliata, e la pistola fu puntata contro di lei. La performance si concluse quando la stessa artista decise di interrompere il silenzio e riprendere il controllo del proprio corpo, lasciando lo spazio e osservando come il pubblico, ormai disarmato dalla sua reazione, si disperdesse rapidamente.
Questo esperimento sociale non solo ha esplorato la vulnerabilità umana, ma ha anche messo in luce il potenziale oscuro della collettività, dimostrando come l’assenza di regole possa trasformare individui comuni in attori di azioni estreme.
Il rapporto con Napoli
Napoli, con la sua cultura intrisa di passione, tradizione e sperimentazione, ha rappresentato un luogo ideale per Abramović, che ha sempre trovato nella città una risposta intensa e viscerale. La città non è solo stata un palcoscenico, ma anche una fonte di ispirazione per l’artista, affascinata dal senso di comunità e dalla profondità emotiva che contraddistingue i napoletani.
L’eredità di Abramović a Napoli
Le opere di Marina Abramović hanno lasciato un segno indelebile nella scena artistica napoletana. La galleria Studio Morra, che ha ospitato Rhythm 0, continua a essere un luogo simbolico per la performance art, rappresentando un legame vivo con la storia dell’artista. Inoltre, l’esperienza di Napoli ha contribuito a definire i concetti di rischio, vulnerabilità e interazione che sono alla base della poetica di Abramović.
Napoli non è stata solo un luogo in cui Marina Abramović ha eseguito alcune delle sue performance più importanti, ma anche un punto d’incontro tra l’arte e la vita, tra il corpo e il pubblico. Questo rapporto intenso e indimenticabile ha consolidato l’eredità dell’artista nella storia della performance art e nel cuore della città partenopea.
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