La Nuova Galleria Morone apre la stagione con “HYPOTHESIS” una mostra suddivisa in TRE ATTI che coinvolge artisti, che in dieci anni, dalla nascita della galleria ad oggi sono ad essa legati e nuove proposte, in un confronto sulla contemporaneità. Si inizia con “ATTO I” dal 6 al 28 maggio, caratterizzato da un’esposizione dinamica con opere dai linguaggi diversi, che trovano nel dialogo una forte armonia d’insieme.
Maria Cristina Carlini partecipa a “HYPOTHESIS – ATTO I” con Cuciture un’opera a parete del 2018, realizzata in grès, ferro e acciaio corten, in cui la scultrice unisce con un filo di ferro parti di grès, frammenti che evocano il nostro pianeta e alludono alla attuale separazione fra terre e popolazioni, una divisione che attraverso un forte impegno comunitario può essere cancellata. Maria Cristina Carlini esprime così un messaggio positivo volto a incoraggiare una possibile unione per la salvezza della Terra.
Le cuciture ricorrono da sempre nell’espressività dell’artista che con un gesto antico e arcaico riunisce e fa dialogare situazioni differenti. I diversi Paesi vengono rappresentati con forme e aspetti molto simili, con i toni caldi delle terre, proprio a sottolineare il legame ancestrale che accomuna le nostre origini ed elemento da cui partire per abbattere le disuguaglianze e le fratture che caratterizzano il nostro presente, nella speranza di un futuro migliore.Accanto alla scultura “cucita” di Maria Cristina Carlini sono protagoniste della mostra le opere in cemento di Eros Bonamini, le tessere fotografiche in ceramica di Silvia Celeste Calcagno, la “chapa” che diviene supporto pittorico e descrittivo di Felix Curto, le opere pittoriche legate allo scorrere del tempo di Marco Ferri, i tessuti naturali di Madì Gamondes, le architetture segniche e naturali su acciaio di Elisabeth Scherffig, le sete di Manuela Toselli e le terre piene di petrolio di Eltjon Valle.