Continua la mostra collettiva internazionale a cura di Sandro Bongiani dal titolo: “Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen” che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese, uno dei più longevi e interessanti artisti contemporanei nati negli anni quaranta.
Una interessante mostra collettiva in concomitanza anche della speciale ricorrenza del suo settantesimo compleanno, presentando 164 opere su un totale corpus grafico di ben 281 opere arrivate da ogni parte del mondo da importanti artisti internazionali che periodicamente si sono avvicendati a collaborare con impegno e assiduità con Cohen.
L’artista
Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone, è un Mail Artista. Il nome della famiglia è Kouen ma su consiglio di Byron Black, ha adottato il nome inglese ‘Cohen’ come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà. Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri e icone contemporanee così com’è la sua firma, la lettera “C”.
L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento Dada e Fluxus, in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più longevo nel network internazionale Dopo Ray Johnson e Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen rimette ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con migliaia di membri sparsi in oltre 80 paesi.
Un lavoro che raccoglie ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un’unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, rifiutando l’opera unica e concetti consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei vari Meeting svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.
Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio, che nasce dal contributo degli altri e si materializza insieme nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e appassionatamente coinvolti nella creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance e incontri in diverse aree geografiche del mondo. Attualmente vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.