Il mare è una di quelle risorse naturali d’immenso valore che nel nostro Paese viene sistematicamente attaccata e distrutta da interessi e business di natura non sempre e non proprio legali
Come ogni anno, Legambiente con i suoi uffici tecnici ha proceduto alle periodiche indagini sullo stato di salute delle nostre coste e ha stilato il rapporto “Mare monstrum 2010â€. Ne viene fuori un quadro da far accapponare la pelle. Vi riportiamo il decalogo dei nemici del mare così com’è nel rapporto a voi lettori il giudizio finale, a noi solo l’onere della cronaca perchè ogni aggiunta o commento sarebbe superfluo.
I dieci nemici del mare italiano
1. Le trivellazioni off shore di petrolio. Grazie alle semplificazioni della normativa approvate dal Governo e a un prezzo del barile a livelli sempre più elevati, è ripartita la corsa all’oro nero.
2. Il ritorno del nucleare. Il governo Berlusconi ha deciso per un ritorno del nucleare nel nostro Paese, con il quale vorrebbe produrre il 25% dell’energia elettrica.
3. Gli scarichi civili non depurati. Il 30% degli italiani – pari a 18 mln di cittadini – non è servito da un impianto di depurazione, mentre il 15% non ha a disposizione rete fognaria dove scaricare i propri reflui.
4. La pesca illegale e le spadare. Le spadare sono un tipo di rete pelagica utilizzata per la cattura del pesce spada il cui uso, vietato dall’Assemblea generale delle Nazioni e dall’Unione Europea,è tutt’oggi frequente nel mar Mediterraneo.
5. Il traffico delle petroliere. Ogni giorno le acque del Mediterraneo sono solcate da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna (il 20% del traffico petrolifero mondiale) che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio, ben 8 milioni di barili al giorno.
6. Le navi dei veleni. Fare luce sui misteriosi affondamenti di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi avvenuti nel Mediterraneo è una delle battaglie storiche di Legambiente. Sono decine le imbarcazioni dal carico sconosciuto che negli anni ‘80 e ‘90 sono partite dai porti italiani e poi sparite nel nulla lungo le coste dell’Italia.
7. L’inquinamento industriale. Ci sono alcuni tratti di costa e di mare nel nostro paese che nel corso di decenni di attività industriale hanno subito danni enormi, di cui ancora oggi si sta pagando il prezzo.
8. Il cemento legale e illegale. Anche nel 2010 la Goletta Verde navigherà di fronte a una costa italiana sfregiata dal cemento selvaggio. Dall’abusivismo di decine di migliaia di villette per le vacanze, dei tanti attracchi privati e dei grandi alberghi a picco sul mare che tolgono alla fruizione pubblica spiagge, rocce e specchi di mare, mettendo a repentaglio la stessa stabilità della costa.
9. Il carbone nelle centrali termoelettriche. Nel 2008 con l’inaugurazione della centrale a carbone
di Civitavecchia e l’autorizzazione dei nuovi gruppi di Fiumesanto in Sardegna e Vado Ligure e nel 2009 con il via libera alla riconversione a carbone dell’impianto di Porto Tolle, il nostro paese ha deciso di rilanciare con forza il combustibile in assoluto più dannoso per l’ambiente.
10. L’erosione costiera. In Italia su 4.863 km di spiagge, il 24% ha subito negli ultimi 50 anni il fenomeno dell’erosione con arretramenti della linea di costa medi superiori a 25 metri.