Il mansplaining è uno degli esempi di discriminazione che l’uomo perpetra ai danni della donna. Si manifesta come atteggiamento di superiorità e sufficienza che porta gli uomini a minimizzare le esperienze delle donne e a correggere i loro pensieri. Lo stesso approccio paternalistico, che caratterizza il mansplaining, lo ritroviamo anche in altri contesti.
Cos’è il mansplaining?
Il termine “mansplaining”, ormai lo sappiamo nasce dalla combinazione tra le parole “man” (uomo) e “explaining” (spiegare). Si riferisce a una situazione in cui un uomo spiega qualcosa a una donna in modo condiscendente, presumendo che lei abbia meno conoscenza o comprensione del soggetto in questione, semplicemente a causa del suo genere. Il termine risale al 2008 ed è stato coniato dalla scrittrice e giornalista Rebecca Solnit. In un suo articolo famosissimo, apparso sul Los Angeles Times, dal titolo “Men who explain” la giornalista come durante una festa sia stata vittima proprio di questo atteggiamento. Ciò che caratterizza il mansplaining, infatti, non è lo spiegare qualcosa a una donna da parte di un uomo, quanto l’atteggiamento condiscendente e la presunzione di superiorità dell’uomo rispetto alla donna. Il fenomeno analizzato dalla Solnit trova manifestazione anche in altri contesti. Si chiama, infatti, whiteplaining, l’atteggiamento di superiorità che alcune persone bianche hanno nei confronti delle persone nere durante le conversazioni. Lo stesso tono paternalistico lo ritroviamo spesso anche quando le generazioni più anziane si raffrontano con quelle più giovani.
Esempi di mansplaining
Il mansplaining può manifestarsi in diverse situazioni, nel contesto lavorativo, in ambito accademico o anche nella vita quotidiana. Su quali temi gli uomini rivendicano maggiormente la “superiorità di genere”?
- Sport. L’argomento principe è indubbiamente lo sport, calcio in primis. Le conversazioni su tattiche di gioco e valutazione giocatori sono un classico maschile in cui è molto difficile inserirsi.
- Tecnologie. Dall’informatica alla fisica, le donne sono ancora considerate “inadatte” a cimentarsi in questi ambiti.
- Auto. Una donna al volante è ancora considerata un pericolo costante. Non parliamone quando si tratta di affrontare piccoli guasti del veicolo.
In casi molto vistosi, l’uomo può addirittura arrivare a minimizzare le esperienze tipiche femminili come i dolori tipici del parto o le diverse incombenze di una neomamma.
Il mansplaining può manifestarsi anche in altri modi: per esempio interrompendo la donna che sta parlando (anche se qui entriamo nel campo più generale della buona educazione) o fornendo consigli non richiesti.
Assertività e consapevolezza
Assertività e consapevolezza sono le parole d’ordine per chi vuole contrastare un fenomeno fastidioso come quello descritto. Una buona dose di autostima dovrebbe renderci consapevoli di quelle che sono le proprie capacità e fin dove si spingono le proprie competenze. D’altro canto bisognerà attingere alle proprie migliori risorse per esprimere un’opinione in modo fermo e gentile.
L’augurio è che le campagne che si stanno portando avanti sull’inclusione e la parità di genere portiano alla scomparsa graduale di tale fenomeno.
In copertina foto di sonywisnup da Pixabay