La manovra finanziaria è stata sostanzialmente accettata dalla Commissione europea pur se con qualche raccomandazione. Da Bruxelles, infatti, si preme perché l’Italia faccia qualcosa in più nella lotta all’evasione fiscale e per aiutare le famiglie in difficoltà per il caro energia. Raccomandazioni, in parte, fatte già prima della pandemia.
Il parere dell’Ue sul Dpb dell’Italia
Secondo il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, il Documento di previsione di bilancio presentato dall’Italia è conforme alle raccomandazioni fornite dall’Unione europea per il 2023. Lo scorso luglio, infatti, il Consiglio europeo aveva raccomandato i Paesi membri di tenere sotto controllo la spesa corrente considerando l’alta inflazione e la stretta della politica monetaria, che sono le due caratteristiche del periodo che stiamo vivendo. Gli impegni di spesa per gli investimenti, legati alla transizione verde, all’innovazione tecnologica inseriti nel documento vanno proprio in questa direzione.
Manovra finanziaria: cosa migliorare
Tuttavia, ribadisce la Commissione europea, l’Italia deve fare qualcosa in più su tre punti in particolare: sulla riforma delle pensioni, sulle agevolazioni sull’Iva e sulla lotta all’evasione. Su quest’ultimo punto la Commissione europea aveva raccomandato l’Italia già nel 2019. Aveva invitato il nostro Paese a contrastare l’evasione fiscale sotto forma di omessa fatturazione mettendo in pratica azioni specifiche come l’obbligo dei pagamenti elettronici, l’abbassamento delle soglie per i pagamenti in contanti, la riforma delle pensioni per alleggerire la spesa pubblica.
Il no di Bruxelles
Si capisce come, alla luce di queste raccomandazioni, alcune misure contenute del Documento di previsione di bilancio presentato dall’Italia a fine novembre non possano essere accettate. Non può essere accettata la disposizione che aumenta il massimale per l’uso dei contanti dai 2.000 ai 5.000 euro prevista dal 1° gennaio 2023. Allo stesso modo è inaccettabile un condono fiscale che cancelli i debiti tributari pregressi per il periodo 2000-2015 non superiori a 1.000 euro. Ancora è contro le direttive suggerite la possibilità di rifiutare i pagamenti elettronici inferiori a 60 euro senza incorrere in sanzioni. Infine non si possono applicare criteri ancora più stringenti ai piani di prepensionamento in scadenza a fine 2022.
In copertina foto di Steve Buissinne da Pixabay