La prima settimana di settembre si è tenuto il Convegno di apertura del SANA, conclusione naturale degli “Stati Generali del biologico”, l’iniziativa promossa da BolognaFiere in collaborazione con FederBio e AssoBio, e con il sostegno di ITA – Italian Trade Agency.
“L’unione europea crede fermamente nell’importanza delle produzioni da agricoltura biologica ed è per tale ragione che sostiene la crescita di questo mercato con un forte indirizzo politico e un sostegno diretto agli agricoltori” – ha aperto così Phil Hogan (Commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale) il seguitissimo dibattito di questa mattina, a cui ha assistito un’ampia e interessata platea di operatori del settore.
Gianpiero Calzolari (Presidente BolognaFiere) è intervenuto a ricordare che “il biologico si è conquistato nel giro di pochi anni un ruolo di primo piano per l’agroalimentare, passando da elemento di nicchia a driver per lo sviluppo e la crescita. Il biologico è oggi un fenomeno di massa, un settore con migliaia di addetti, che sta caratterizzando un nuovo sistema produttivo, sempre più orientato alla sostenibilità”.
Con il suo intervento Paolo De Castro (Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo) ha ricordato che “l’Italia detiene la leadership a livello europeo in ambito biologico. L’Italia e SANA puntano sull’agricoltura bio e l’Europa ci sta garantendo risorse importanti per continuare a crescere. L’importante è assicurarsi che la crescita sia gestita nel rispetto e nella tutela dei consumatori, che devono restare la priorità per tutti gli attori della filiera.”
L’intervento di Angelo Frascarelli (Presidente Advisory Board Rivoluzione Bio) si è concentrato sui contenuti del “Manifesto del biologico 2030” – presentato oggi a Bologna – e sul ruolo dell’agricoltura biologica nel più ampio contesto agroalimentare. “Il biologico è una storia di successo in Italia. Per questo possiamo dire che siamo passati “Dalla Rivoluzione Verde alla Rivoluzione Bio”. Abbiamo risolto i problemi? No. Il rischio di oggi è che il biologico sia vittima del suo successo. Per questo bisogna andare oltre. Come? Innovazione, trasparenza, comunicazione. Cosa significa? Economia circolare, bioeconomia, servizi ecosistemici, per rafforzare le esternalità positive del bio; tecnologie di precisione, agricoltura bio digitale, etichette digitali per rafforzare la distintività e la garanzia del bio presso il consumatore, comunicazione e consapevolezza alimentare dei consumatori per accrescere la domanda di prodotti bio.”.
“Questa Regione ha speso 50 milioni di euro sull’innovazione e sull’agricoltura” – ha riferito Simona Caselli (Assessore Agricoltura, Caccia e Pesca Regione Emilia-Romagna) – “un investimento che nessuno ha fatto in Italia: siamo i primi! Anche in Europa, ci dice la DG AGRI, siamo tra i primi per gruppi d’innovazione, noi adesso ne abbiamo 200 in azione, e altri ce ne saranno. Ho fatto studiare dal CNR di Bologna quali di questi gruppi hanno a che fare con la mitigazione e l’adattamento rispetto al cambiamento climatico, ne è venuto fuori che il 67%, 68% propongono proprio quelle soluzioni che possono aiutare a contrastare il cambiamento climatico ed essere più resilienti. Fra di esse, molte puntano proprio sul l’agricoltura biologica e sulla valorizzazione della biodiversità”.
A proposito di export Ettore Prandini (Presidente Coldiretti) ha sottolineato come sia “necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Per questo è importante rafforzare l’attività di vigilanza e controllo alle frontiere, dove arriva biologico straniero che non offre le stesse garanzie di quello italiano, come denunciato recentemente dalla stessa Corte dei Conti Europea. All’Italia serve un marchio per il biologico Made in Italy obbligatorio che garantisca una piena trasparenza ai consumatori”.
“La crescita del biologico è legata alla relazione strategica tra produttori agricoli e cittadini-consumatori” – così Dino Scanavino (Presidente CIA) – “c’è il giusto prezzo ogni volta che questa sinergia virtuosa produce valore per l’ambiente e reddito per gli agricoltori”. Finora “il problema dell’agricoltura è stato l’assoluta difficoltà ad avere un rapporto di forza adeguato – ha spiegato – Ma battere le insidie economiche del settore solo con la burocrazia è poco utile, anche nel bio. Bene, quindi, i controlli, ma non sono la soluzione. Serve l’organizzazione della produzione. La filiera agricola deve stare insieme, per avere più forza contrattuale”. E poi serve, sempre di più, “lavorare su innovazione e ricerca”.
Giorgio Mercuri (Presidente di Alleanza cooperative agroalimentari): “La scelta in favore dell’agricoltura biologica è spesso una scelta di vita da parte del produttore che comporta non pochi sacrifici, se solo si pensa ad esempio che occorrono due o tre anni di attesa per ottenere una certificazione e spesso si fatica a farsi riconoscere questo sforzo”. Restando su un piano economico, Mercuri ha evidenziato che “non è possibile immaginare di aver un futuro per la sostenibilità ambientale se non possiamo neppure essere sicuri di avere un reddito e se quindi la stessa sostenibilità economica e sociale sono tutt’altro che garantite. La cooperazione in tal senso è un valido strumento nell’ottica di una giusta remunerazione del prezzo dal momento che le cooperative riescono a gestire tutta la filiera, non solo la fase agricola, arrivando fino allo scaffale con i prodotti finiti”.
Ha messo l’accento sul ruolo chiave delle esportazioni Carlo Ferro (Presidente ICE): “L’agroalimentare, e in particolare il bio agroalimentare, è un settore molto importante per l’export italiano. E l’export è il driver per la crescita del settore in Italia. Per questo vogliamo rafforzare il nostro supporto alle piccole e medie imprese che esportano. Da alcuni mesi, anche grazie all’ottima intesa che, come ICE, abbiamo con le rappresentanze di tutte le categorie stiamo facendo insieme molte cose tra cui: più risorse per SANA Bologna e rappresentanza degli esportatori italiani alle prossime fiere internazionali del settore a Parigi e a Norimberga”.
Roberto Zanoni (Presidente AssoBio) ha presentato i nuovi dati sull’andamento del mercato biologico che “nonostante una situazione economica italiana non particolarmente brillante, si confermano positivi, soprattutto per l’export, che ha visto nel 2018 un’ulteriore crescita del 10%, superando i 2 miliardi e 200 milioni di vendite, che rappresentano ora più del 5% dell’esportazione agroalimentare italiana. Anche il mercato interno è cresciuto in modo positivo di oltre il 5% a confronto con la staticità del settore alimentare convenzionale attualmente semplicemente in linea con l’inflazione. All’aumento delle vendite hanno contribuito in maniera positiva sia la GDO, che molti altri canali: ristorazione, hotel, bar, gastronomie, mense, vendite online. Inoltre ci auguriamo che entro l’anno sia approvata anche al Senato la normativa sul biologico, già passata alla Camera dei Deputati con voto bipartisan. La nuova legge consentirebbe una forte spinta verso l’agricoltura biologica grazie anche all’introduzione dei biodistretti e ad investimenti mirati a favore dell’inserimento dei giovani nel mondo agricolo.”
“In questa fase determinante per il settore la priorità fondamentale è dare più forza ai produttori agricoli per far crescere la produzione nazionale attraverso la diffusione di filiere corte a livello locale e la costruzione di solide filiere di Made in Italy Bio” – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini (Presidente di FederBio) – “Il nostro Paese è un riferimento a livello internazionale per la qualità del cibo, la valorizzazione della biodiversità e delle varietà locali e il biologico è il metodo di produzione più coerente per dare valore all’origine locale del cibo. E questo anche per evitare il rischio che si riproponga anche per il bio una rincorsa al ribasso dei prezzi a discapito del reddito degli agricoltori e dei cittadini in termini di qualità del cibo. Dobbiamo affermare il principio del “giusto prezzo” dei prodotti agricoli e diventare un riferimento utile anche per il resto dell’agricoltura. Ma la crescita del bio non riguarda solo gli aspetti di mercato; coinvolge il governo del territorio, la tutela della biodiversità, il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico; far crescere l’agricoltura biologica significa investire per il contrasto e la mitigazione del cambiamento climatico. Dobbiamo darci l’obiettivo di raggiungere almeno il 40% della superficie agricola del nostro Paese coltivata con il metodo biologico e per questo ci fa ben sperare che il Governo appena insediato, al quale auguriamo buon lavoro, abbia inserito nel suo programma punti importanti come la “transizione ecologica”, indirizzando l’intero sistema produttivo verso l’economia circolare e lo sviluppo dell’agricoltura biologica come una delle priorità per il nostro sistema agroalimentare”.
Manifesto del Bio 2030: il programma
Nel corso del convegno, come annunciato, è stato presentato il “Manifesto del Bio 2030”, frutto del confronto delle istituzioni e associazioni coinvolte negli Stati Generali del Bio e articolato in 10 punti programmatici:
1 – un’agricoltura attiva per affrontare la sfida climatica
2 – l’importanza dell’approccio agro-ecologico
3 – rafforzare gli elementi di distintività del biologico
4 – conversione della zootecnia al biologico
5 – il ruolo cruciale di regolamentazione e controlli
6 – il ruolo fondamentale di innovazione e rivoluzione digitale
7 – modelli di sviluppo territoriale
8 – informazione e importanza della tracciabilità
9 – adozione di un logo nazionale
10 – comunicazione e consapevolezza: potenziamento dell’educazione alimentare diffusa e il ruolo del consumatore proattivo