(Adnkronos) – Il welfare pubblico è in crisi, manager, lavoratori e cittadini hanno sempre più bisogno sempre un sistema di welfare integrativo e sussidiario che stenta a decollare (la spera sanitaria integrativa da anni ferma al 25% pari a circa 41 miliardi della spesa sanitaria complessiva di 171 miliardi, dati Ocse 2022) a cui si affianca la necessita di proporre un nuovo patto sociale tra istituzioni, imprese e lavoratori per far crescere il Paese, stipendi e pensioni. Sono stati questi alcuni dei temi discussi dagli oltre 250 manager delegati intervenuti, da tutta Italia, alla 101° Assemblea nazionale di Manageritalia in svolgimento, oggi e domani, a Milano presso gli spazi dell’Hotel Enterprise in Corso Sempione.
Nella sua parte pubblica l’Assemblea ha ospitato la tavola rotonda ‘Produttività, sussidiarietà, perequazione: i nodi da sciogliere per un nuovo patto sociale’ che ha visto dialogare il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani con: Silvia Ciucciovino, professoressa ordinaria di Diritto del Lavoro Università degli Studi Roma Tre – Michele Faioli, professore associato di diritto del lavoro Università Cattolica del Sacro Cuore – Maurizio Sacconi, presidente Amici di Marco Biagi, già ministro della Salute, del Lavoro e delle Politiche sociali moderati da Jole Saggese, caporedattore di Class Cnbc.
Il confronto ha messo al centro le azioni condotte da Manageritalia, in questi anni, per costruire un sistema di welfare contrattuale che sopperisce, in via sussidiaria, alle carenze dello Stato e che nel contempo costituisca la base per un nuovo patto sociale che promuova e incentivi tutte le forme di welfare, collettivo, contrattuale, aziendale e individuale per il futuro dei lavoratori, delle imprese e dell’intero sistema Paese.
”Il welfare sussidiario, diretta evoluzione del welfare contrattuale – ha spiegato Mario Mantovani, presidente di Manageritalia – è l’unico strumento che consente di allargare i suoi effetti a tutti i lavoratori privati e pubblici. Le risorse messe a disposizione del welfare possono consentire di alleggerire il grande peso che incombe sulle strutture sanitarie pubbliche con la relativa maggiore efficienza delle prestazioni erogate, in giusto mix tra realtà pubbliche e private.
Come Manageritalia in questi anni abbiamo messo le basi e creato le premesse un miglior utilizzo delle politiche attive e l’integrazione del welfare aziendale in quello contrattuale. L’abbiamo fatto perché crediamo nel welfare sussidiario: una misura collettiva, valida sia per la sanità che per la previdenza”. Per Maurizio Sacconi, già ministro della Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali: “Negli ultimi anni non abbiamo fatto grossi passi avanti in materia di welfare, i livelli di adesione a fondi previdenziali e sanitari sono molto bassi soprattutto tra i giovani e lavoratori autonomi.
In una società in cui le prospettive di vita si sono allungate c’è bisogno di una maggiore presenza dei fondi nella gestione delle prestazioni sanitarie rivolte a tutti i cittadini. Non c’è spazio per una contrapposizione tra sanità pubblica e privata ma devono essere realtà complementari soprattutto in chiave di long term care oggi sempre più rilevante. Abbiamo bisogno di più massa critica per l’assistenza, magari facendo convergere le risorse dei singoli fondi per superare dimensioni categoriali e affermare cosi una vera visone universalistica della sanità.
L’equilibrio tra pubblico e privato si può e si deve raggiungere esaltandosi reciprocamente”. Per Silvia Ciucciovino, professoressa ordinaria di Diritto del lavoro Università degli Studi Roma Tre: “Il welfare contrattuale và a intercettare i bisogni reali dei singoli lavoratori mentre il welfare pubblico deve tutte tutelare e rispondere a interessi collettivi, in quest’ottica la commistione e la complementarietà tra i due sistemi è sempre più auspicabile e necessaria.
Proprio questa complementarietà deve essere alla base di un nuovo patto sociale tra imprese, istituzioni e lavoratori in cui Lo Stato deve riconoscere il valore sociale dei fondi privati e incentivarli attraverso misure di agevolazioni contributive, senza ca caricare i costi sulle aziende”.
“Il welfare aziendale – ha detto Michele Faioli, professore associato di diritto del lavoro Università Cattolica del Sacro Cuore – è spesso obsoleto, non adeguato ai nuovi bisogni dei lavoratori. Le norme incentivanti per l’adesione dei singoli ai fondi privati, o delle aziende al welfare aziendale sono fondamentali, ma è ancora più importante – e urgente – un testo unico sulla bilateralità, che vada a mettere in ordine e uniformare la grande mole di norme che regolano lo spettro d’azione dei fondi pensione, sanitari e assicurativi nonché le relative realtà di riferimento”.
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