Manovra e legge-bavaglio:
la materializzazione quotidiana di un potere che assume sempre la forma della più ignorante arroganza
La primavera, quest’anno, non ha portato con se quella ventata di aria frizzantina e che porta con su il profumo di fiori, che è ricordo di ognuno e sempiterna speranza, con il passare del tempo, di ritorno a nuova vita.
Questa primavera ha portato, purtroppo, solo novità che mai avremmo voluto vedere o sentire.
Che al peggio non ci sia fine, che quando si crede di aver toccato il fondo ci si accorge che c’è ancora molto da sprofondare, sono dicerie condivisibili o meno ma sicuramente veritiere. Quello che stiamo vivendo ,oggi in Italia, è la dimostrazione reale dell’applicazione pratica dei due teoremi di filosofia spiccia appena ricordati. Dovremmo essere ormai abituati a un governo che emana leggi per così dire “opinabili”; dovremmo aver fatto abbondantemente il callo a politici, o sedicenti tali, che usano la poltrona a fini ‘strettamente personali’.
Non è cosa di questi giorni la materializzazione quotidiana del potere governativo che assume solo la forma della più ignorante arroganza; non ci dovrebbe stupire la dormiente acquiescenza dei vertici istituzionali della Repubblica che hanno già permesso tutto e non mancano mai di suggellare ogni nuova iniziativa con le proprie firme abiuranti anche alla più piccola briciola di decoro.
Eppure campeggiano, già da qualche giorno, su tutti i giornali due notizie raccapriccianti: l’emanazione della legge anti intercertezioni e la nuova manovra correttiva, di appena ventotto miliardi di euro, dovuta alla crisi.
Ora, bando alla facile confutazione di entrambe le iniziative; basti ricordare che per il “cavaliere” senza macchia e senza paura e la sua ciurma di “scudieri delle libertà ” fino a due settimane fa la crisi era solo una “questione psicologica” e poi, comunque, ce l’eravamo già “messa alle spalle” e basta ad essere “sinistri e denigratori”. Facile, troppo facile, la battuta che alle spalle, invece che la crisi, ognuno di noi rischia di trovare “ben altro” pronto ad invadere “ben oltre” la propria privacy da tergo.
Cosa dire, oltre tutto quello già discettato da ben più eminenti colleghi e giuristi, rispetto alla legge-bavaglio che è solo un favore a certi poteri “non proprio legali” ed una pietra tombale sul dovere di informare e sul diritto ad essere informati “COSTITUZIONALMENTE GARANTITO”.
C’è un elemento che accomuna entrambi, ma non solo, questi provvedimenti governativi: la perdita totale del senso della vergogna!
Fino a qualche tempo fa si parlava di “questione morale”, oggi, questa semplicissima locuzione verbale è bandita da qualunque vocabolario. Non che non esista più una “questione morale” (anche non in senso strettamente berlingueriano) è che il senso della moraltà applicata alla politica e all’azione di governo si è pian piano modificata e ora totalmente perduto. Non è il bene pubblico – nel senso di comunità nazionale- il fine ultimo del legiferare ma il “particulare” che prende sempre e comunque il sopravvento.
Ecco, ci troviamo di fronte a due provvediementi uno economico e uno socio-giuridico, l’uno e l’altro basati sulla deificazione dell’iniquità eletta alla dignità di legge.
Crisi ? Manovra economica ? Sacrifici ?
Bene, bisogna stringere la cintura. Benissimo, ma lo devono fare tutti. Un minimo di logica e i primordiali criteri del buon senso dovrebbero far sì che in epoca di sacrifici questi debbon essere più grandi per chi ha di più e minori per chi ha di meno. Invece no: si attacca il consueto e tartassatto reddito fisso; si bastonano pensionati e salariati; non si affrontano i veri sprechi incarnati da orrorifiche sacche di grassume para-politico che deborda sia a livello centrale che nelle amministrazioni locali. Ci si guarda bene dal toccare le laute prebende di scaldapoltrone di ogni genere dai sacri ministeri in giù. Guai a pensare ,di attaccare i castelli dorati di imprenditori (?!) che, con l’aiuto di schiere di prezzolate mezze maniche, si guardano bene dal versare all’erario il dovuto.
Il cittadino inerme è costretto a quotidiane piroette degne dei migliori palcoscenici circensi e la “classe dirigente” politica ed imprenditoriale protegge sempre di più il proprio orticello circondandolo di mura sempre più fortificate ricordo di antichi e più degni manieri.
Quello che più fa male vedere è, però, assistere alla passività sconcertante con cui il popolo italiano si lascia scivolare addosso tutto ciò; ora scuotendo il capo rassegnato, ora ridacchiando e bofonchiando battute di “bassa lega”, ora tirando dritto per la propria strada se no finisce male.
Non più tardi di ieri l’angelico (!!??) sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nell’apposita conferenza stampa dedicata ha decretato: “sarà una manovra di lacrime e sangue, altrimenti finiamo come la Grecia”.
Già , ma ci dobbiamo ancora finire come la Grecia ? E il premier dei record dov’è finito ? Perchè è in scena solo quando sono previsti applausi (?!) e mai quando c’è il rischio di prendersi una salve di fischi ? E la schiera degli agguerriti giannizzeri di partito elevati a soglio ministeriale e parlamentare perchè non pontifica come al solito
Signori sveglia !
Questa non è la brutta copia di una pessima rappresentazione teatrale: è la nostra vita, quella dei nostri figli. Ci si sta togliendo tutto, qualsiasi diritto è impunemente calpestato in nome del dio minore di turno, che cambia di volta in volta così come fa comodo.
Sveglia, ma forse è già troppo tardi!
Gianni Tortoriello