Il cheratocono è una malattia dell’occhio che colpisce 1 persona su 500, in modo più o meno grave, con un’incidenza maggiore tra giovani, adolescenti e bambini. Diagnosticata tempestivamente e trattata in modo corretto può evitare il trapianto di cornea e una qualità della vista e della vita migliore.
Il Dr. Alberto Bellone, oculista di Torino specializzato in chirurgia refrattiva e microchirurgia oculare spiega che «l’impatto sociale di questa malattia è notevole, poiché colpisce persone in giovane età con una lunga prospettiva di vita. Il cheratocono ha un effetto psicologico pessimo sul paziente, che si vede affetto da una malattia che non guarisce, ma che può solo peggiorare».
È una malattia molto invalidante perché comporta l’inizio di una lunga serie di visite, occhiali, lenti a contatto senza una vera terapia, con un peregrinare del paziente che può durare anni fino al trapianto di cornea.
Le ultime ricerche italiane ridanno però grandi speranze agli ammalati di cheratocono. Come il cross linking corneale trans epitelialemediante iontoforesi messo a punto in Italia consiste in una metodica rivoluzionaria di assorbimento del farmaco all’interno dei tessuti oculari mediante corrente elettrica a basso voltaggio. «È un intervento senza controindicazioni, indolore e ripetibile, che dura 14 minuti ed è realizzato ambulatorialmente – spiega Bellone -. Si tratta del perfezionamento di un metodo di successo già ampiamente in uso, di cui però sono stati migliorati alcuni aspetti per ottenere un risultato davvero ottimale, tanto che può essere praticata anche sui bambini».
La diagnosi precoce
Per fermare questa malattia è importante anzitutto diagnosticarla in modo precoce. «La diagnosi può essere fatta in un comune ambulatorio oculistico dotato di un topografo corneale – prosegue lo specialista -. All’oculista spetta l’interpretazione delle immagini e la definizione di un piano terapeutico, per questo è essenziale che i pazienti accedano a centri specializzati nella diagnosi e cura del cheratocono per non incorrere a false interpretazioni diagnostiche e a errati consigli terapeutici».
I sintomi possono essere diversi: in genere si manifesta con una graduale perdita della vista, astigmatismo e miopia, aloni notturni e sfregamento agli occhi. La causa della malattia non è ancora chiara, ma pare vi sia una predisposizione genetica (rilevata nel 10-15% dei casi). All’interno del medesimo nucleo familiare questa patologia colpisce a “macchia di leopardo” i vari membri, è di solito bilaterale (85%) e la severità può variare da persona a persona. Colpisce con più frequenza i soggetti giovani, gli adolescenti o i bambini. In caso di forme meno aggressive, la diagnosi avviene anche in età adulta e avanzata.