Quando, nel settembre del 1943, l’Italia firmò l’armistizio di Cassibile con il quale accettò la resa incondizionata agli Alleati, Mafalda di Savoia era di ritorno dalla Bulgaria. Aveva portato conforto alla sorella Giovanna al capezzale del marito morente, Boris III. La principessa, moglie del principe Filippo di Assia-Kassel, non ricevette mai ufficialmente la notizia dell’evento che aveva cambiato completamente gli equilibri bellici. L’unica ad avvisarla, in via tutt’altro che ufficiale, fu la regina Elena di Romania che le consigliò di non fare ritorno in Italia. Il suo coraggio e i valori nei quali credeva, però, le impedirono di seguire il consiglio e Mafalda volle tornare a casa dalla sua famiglia. Alla sua casa non ci arriverà mai e la sua famiglia non la rivedrà più poiché, una volta messo piede sul suolo italiano, Mafalda di Savoia fu arrestata e deportata nel lager di Buchenwald.
Mafalda di Savoia nel lager di Buchenwald
In quel luogo atroce, il suo coraggio e i valori nei quali credeva le presentarono il conto. Come principessa italiana, che non aveva mancato di manifestare la sua opposizione al regime nazista, era considerata nemica del Reich, come moglie di un ex ufficiale delle SS, nonché figlia di un re che era scappato, era considerata nemica degli italiani. “Mafalda di Savoia. La perla di Buchenwald. I sette giorni” è il libro di Antonio Masullo, uscito per i tipi di Argento Vivo Edizioni, che restituisce alla storia gli ultimi sette giorni vissuti dalla principessa nel lager nazista. Un racconto ricostruito attraverso le testimonianze di chi ha condiviso con lei quei terribili momenti. La storia di una donna che merita di essere ricordata al di là delle etichette, per le sue scelte dettate sempre dall’amore per la verità e dal coraggio. Il suo autore ha scelto di raccontarci la genesi di questo romanzo e la passione per una pagina di storia che ha ancora lati da rivelare. Buon ascolto.