E’ record storico per il Made in Italy negli Stati Uniti che rappresentano il principale mercato di sbocco fuori dai confini europei con un balzo del +8,3% nei primi otto mesi del 2019. E’ quanto emerge da una analisi ella Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero extracomunitario a pochi giorni dalla ufficializzazione della sentenza WTO prevista per il 30 settembre che potrebbe autorizzare dazi Usa nei confronti dei Paesi Europei per un importo compreso tra 5 e 10 miliardi di dollari nell’ambito della disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus.
I rischi per il Made in Italy all’estero
Sul mercato Usa il Made in Italy è cresciuto fino ad ora più del doppio rispetto al mercato mondiale dove con un incremento del 3,4% nei primi otto mesi ma anche un calo ad agosto del -1,4% si avvertono i primi segni di difficoltà.
Dopo la guerra con la Cina, già ad ottobre gli Stati Uniti potrebbero pubblicare nel registro Federale la nuova lista di prodotti europei da colpire con aumenti di tariffe fino al 100% che rischiano di frenare pesantemente la crescita del Made in Italy che su quel mercato ha realizzato 42,4 miliardi nel 2018, il 10% nell’agroalimentare (4,2 miliardi).
L’Italia potrebbe essere dopo la Francia il paese più colpito e a pagare il conto più salato rischia di essere proprio l’agroalimentare con formaggi, vini, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, ma anche la moda, le moto e la cosmetica.
A rischio Grana Padano e Parmigiano Reggiano con 10mila tonnellate esportate negli Usa nel 2018 per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (CCFN) che ha addirittura scritto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria del falso Made in Italy che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York.