Le famiglie del Madagascar si stanno preparando per la seconda tempesta tropicale in due settimane, dopo la più grave siccità che il sud del Paese ha dovuto affrontare in 40 anni. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini e per garantire loro un futuro.
Meno di tre mesi dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), in cui i leader mondiali non si sono impegnati a fornire finanziamenti sufficienti per i Paesi più poveri del mondo, la situazione dei bambini in Madagascar è un chiaro esempio dell’impatto dell’emergenza climatica, secondo l’Organizzazione.
Si prevede che la tempesta Batsirai sia un ciclone di categoria 3 o 4 che potrebbe costringere fino a 140.000 persone in Madagascar, tra cui decine di migliaia di bambini, a lasciare le loro case[1]. Il ciclone tropicale Idai, che tre anni fa ha attraversato il sud-est dell’Africa, uno dei più potenti a colpire l’Africa e l’emisfero meridionale, era un ciclone di categoria 3[2].
Eventi meteorologici estremi come la tempesta Batsirai, che ha già attraversato Mauritius e Reunion e dovrebbe approdare in Madagascar sabato, stanno diventando più frequenti a causa della crisi climatica. La distruzione causata da molteplici eventi meteorologici estremi successivi mostra la necessità immediata di maggiori finanziamenti dai Paesi a reddito più alto per sostenere i Paesi a reddito più basso nell’affrontare gli impatti climatici, secondo Save the Children.
La nuova tempesta tropicale arriva solo due settimane dopo la tempesta Ana, che in Madagascar ha causato inondazioni, smottamenti e perdite di vite umane, oltre a costringere 72.000 persone a lasciare le loro case e 9.271 bambini a interrompere la scuola in tutto il Paese, distruggendo completamente 70 classi e danneggiandone parzialmente altre 440[3]. La tempesta Ana si è poi abbattuta sulla costa del continente africano, provocando il caos.
Nel frattempo, il sud del Madagascar continua a sperimentare la più grave siccità degli ultimi 40 anni. L’anno scorso alcune famiglie hanno descritto come i bambini affamati giochino a cucinare con sabbia, terra e foglie e li mangino per sentirsi sazi.
“Le persone che avevano il potere di intervenire alla COP26 tre mesi fa, in particolare quelle nei Paesi che hanno beneficiato economicamente della produzione della maggior parte delle emissioni globali, sono tornate al ‘business as usual’. Nel frattempo, i bambini in Madagascar sono andati a letto affamati a causa della siccità, le loro aule sono state distrutte dalla tempesta Ana e ora si stanno preparando per un grave ciclone che potrebbe portare via le loro case. Perché devono essere condannati a una vita senza bisogni primari come cibo, alloggio e istruzione? E’ troppo da sopportare per un bambino” ha dichiarato Tatiana Dasy, direttrice dei Programmi di Save the Children in Madagascar.
“I leader parlano dell’emergenza climatica come di una bomba a orologeria, ma nei Paesi più vulnerabili ai suoi impatti, come il Madagascar, quella bomba è già esplosa. Purtroppo, è probabile che gli eventi meteorologici estremi e il loro impatto mortale sui bambini, sulle loro famiglie e comunità continuino a peggiorare con l’aumento delle emissioni globali e la probabilità di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi diventa più remota. Alla COP26 c’è stata un’opportunità per i Paesi ad alto reddito e per gli emettitori storici di impegnare più fondi per aiutare Paesi come il Madagascar a far fronte a questo tipo di eventi meteorologici estremi. Questa opportunità è stata tragicamente persa e continuiamo a vedere alcuni dei Paesi più poveri del mondo costretti ad affrontarne le conseguenze” ha detto Yolande Wright, direttrice globale per la povertà infantile e il clima di Save the Children.
Save the Children in Madagascar sta monitorando la situazione ed è pronta a collaborare con le autorità locali e altre organizzazioni per intervenire dove sarà necessario.