Una storia italiana
L’uomo che cammina di Roberto Bardoni (Ed. Il Seme Bianco) è un libro che si legge tutto di un fiato. Il ritmo della storia cattura sempre l’attenzione del lettore, che rivive il terrore di una città sotto scacco e che percepisce le ansie di un commissario spaesato dal corso degli eventi. La storia cattura anche perché Roberto Bardoni risveglia un momento drammatico della nostra storia che è finita nel dimenticatoio. E cattura ancora di più, perché a quella storia non si è messo un punto bello tondo. I colpevoli sono ancora a piede libero, e forse nessuno li ha mai voluti cercare sul serio.
Il protagonista del libro è il commissario Luigi Pirandello a cui è toccata la “rogna” di indagare sui responsabili delle dodici esplosioni nella città di Savona e nella sua provincia. Il commissario è un uomo particolare, e lo capiamo fin dai primi capitoli. A volte lo sentiamo stanco e lontano da ciò che lo circonda, avvertiamo un senso di malessere che lo pervade. Nel corso della storia scopriamo che ha gestito male il lavoro e la vita privata. Ha sacrificato il matrimonio per il dovere; un dovere, quello del commissario, che però, non riesce più a fare bene.
La storia è un crescendo di emozioni, che conduce il lettore ad un finale inaspettato rispetto ai fatti realmente accaduti. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche battuta con Roberto Bardoni, che ci ha spiegato meglio alcuni elementi chiave del suo romanzo.
L’uomo che cammina di Roberto Bardoni: intervista all’autore
Cosa l’ha spinta a scrivere un romanzo ispirato alla vera storia delle bombe di Savona? C’è stato un evento particolare che ha fato scattare la sua curiosità e la necessità di documentarsi?
Il motivo che mi ha spinto a scrivere questo libro è stato il fatto che, non solo a livello nazionale ma persino cittadino, questa storia sia ormai quasi del tutto dimenticata. Io per primo, quando ne sentivo parlare, immaginavo al massimo una o due piccole esplosioni. Nulla di insolito, insomma, contando il contesto storico in cui avvennero gli attentati, gli “Anni di Piombo”. Quando però ho iniziato a documentarmi, mi sono trovato davanti a dodici esplosioni e quasi tutte potenzialmente mortali, che pure sembrano essere scomparse dalla memoria collettiva.
Cosa ci può dire del carattere del commissario Pirandello? Sembra un uomo della “giustizia” molto particolare. Non vuole rogne in commissariato e cerca di evitare i casi problematici, valuta addirittura di darsi malato quando deve incontrare esponenti politici che potrebbero rilevargli elementi importanti per le indagini. Cosa lo tormenta?
Pirandello è un commissario di provincia felice di esserlo, che vede intorno a lui un paese in guerra mitragliato da notizie di rapimenti, bombaroli e tentativi di golpe. Savona è la sua piccola isola felice, fuori da tutto questo. Il vero tormento di Pirandello è il fatto che il lavoro gli sia costato il matrimonio, il non essere riuscito ad essere sia un buon marito che un bravo poliziotto. Quindi prende per entrambe le cose la via più facile: non vuole rogne al lavoro e, quando il rapporto con sua moglie arriva al limite, va a cercare conforto fra le braccia di altre donne.
L’uomo che cammina è il titolo del suo libro, ma anche il personaggio chiave del suo giallo. Di lui non sappiamo nulla se non che è l’esecutore di disegni realizzati da persone potenti a livello nazionale e internazionale. Le è mai venuta voglia di cambiare il finale e staccarsi dalla realtà dei fatti realmente accaduti? Se no, perché?
A tutt’oggi, per il caso delle bombe di Savona non solo non c’è un colpevole noto, ma le indagini non hanno mai neanche portato ad identificare veramente un qualsiasi sospetto. È uno dei tanti misteri di quegli anni e di questo paese, ho voluto trasmettere questo mistero attraverso il personaggio chiave della storia. Il finale svela molto di Pirandello e dell’Uomo che cammina e in qualche modo abbandona la realtà per regalare al lettore un vero colpevole, pur raccogliendo nel contempo tutte le ipotesi investigative realmente avanzate all’epoca.
La scelta del nome del commissario, Luigi Pirandello, ha un motivo preciso oppure è stata una scelta casuale?
La scelta del nome è legata al concetto delle maschere, tanto caro al grande autore omonimo. Mi sembrava un giusto omaggio in una storia dove un bombarolo, per attuare i suoi attentati, usa la maschera dell’uomo comune che ci passa accanto ogni giorno e un commissario nasconde parte di sé interpretando la parte del donnaiolo sempre pronto alla battuta.
Che progetti ha per il futuro? Ha pensato ad un sequel?
Al momento sto continuando a scrivere brevi racconti e lavoro alla raccolta di idee, materiale e fonti per il nuovo romanzo, che è completamente slegato da L’uomo che cammina. Se però il pubblico lo vorrà, sicuramente Pirandello tornerà a farsi sentire.
Roberto Bardoni (Savona 1983) si è diplomato al Tecnico Turistico all’Istituto “Mazzini – Palcaldo – Martini” di Savona e dal 2017 ha iniziato a scrivere più assiduamente. Ha partecipato a diversi premi letterari nazionali, e i suoi racconti sono contenuti in varie antologie. L’uomo che cammina è il suo romanzo d’esordio.