[iscrizione in italiano e in russo: “In questo palazzo dal 1850 al 1852 visse e lavorò il grande poeta russo Karl Pavlovic Brjullov (1799-1852) – Qui morì il 23 giugno 1852 – Accademia russa delle Belle Arti Comune di Manziana 27 04 2002]
Il nostro viaggio alla riscoperta di Brjullòv è giunto quasi al termine. Se vi incuriosisce conoscere la storia degli ultimi giorni del “grande Karl” e avete voglia di fare una piacevole passeggiata in vista anche delle mitiche ottobrate romane, dirigetevi verso il Gianicolo e andate alla ricerca della statua di Garibaldi. All’incrocio con viale Lorenzo Brunetti, ci sono una serie di mezzobusti in marmo di eroi garibaldini tra cui quello del patriota Angelo Tittoni, realizzato dallo scultore del Risorgimento Ettore Ferrari.
Ma chi era Angelo Tittoni e che legame aveva con Brjullòv?
Angelo Tittoni fu un caro amico del pittore russo. La loro amicizia iniziò nel 1850 e divenne così solida che Angelo Tittoni, lo invitò a stabilirsi definitivamente nella sua casa di Manziana, vicino Roma, dove Brjullòv fu accudito e amato fino alla fine dei suoi giorni. Morì a 53 anni per un aneurisma aortico come diagnosticato dal dott. De Masi, medico della famiglia Tittoni.
Ancora oggi critici e studiosi non riescono a ricostruire le circostanze del loro incontro. Inoltre, a rendere maggiormente nebulosa la faccenda concorre la storia personale dei due. Angelo Tittoni fu uno degli esponenti del Risorgimento italiano e partecipò attivamente alla nascita della Repubblica. Fu eletto nel consiglio municipale e venne chiamato a presiedere la commissione per l’approvvigionamento alimentare. Faceva parte della borghesia romana e proveniva da una famiglia che si occupava di commercio all’ingrosso di prodotti agricoli e di bestiame. Tradizionalmente, questo tipo di borghesia non aveva contatti con gli intellettuali e gli artisti del tempo, pertanto non è chiaro come Angelo Tittoni possa aver stretto un’ amicizia così forte con Brjullòv. Le circostanze del loro incontro sono tutt’ora sconosciute. Si ipotizza che l’anello di congiunzione tra i due sia stato l’artista Luigi Galli. Quest’ultimo infatti, frequentava il Caffè Greco e a volte anche il laboratorio di Brjullòv. Inoltre, poiché aveva partecipato alla Repubblica romana, probabilmente aveva anche stretto amicizia con Angelo Tittoni. Al momento questa è l’ipotesi più accreditata.
Cosa aveva spinto Brjullòv a tornare in Italia per la seconda volta? Tutto cominciò nel 1847 con un forte raffreddore che, accompagnato da intensi dolori reumatici e una lieve sofferenza cardiaca, lo costrinse a letto per 7 mesi. Sappiamo che il “grande Karl” era un giovane esuberante e pieno di vita e che non si sarebbe mai lasciato abbattere da un malessere. Lasciò definitivamente la Russia nel 1849 su insistenza dei medici perché le sue condizioni di salute peggioravano repentinamente. Gli venne consigliato di soggiornare per qualche mese sull’isola di Madera per effettuare delle cure, ma queste non gli apportarono alcun beneficio. Nella primavera del 1852, Brjullòv, insieme ad Angelo Tittoni e a tutta la sua famiglia, si trasferì a Manziana, un piccolo paesino vicino Roma, dove morì nel giugno dello stesso anno.
La maggior parte delle informazioni sugli ultimi giorni di vita di Karl, le abbiamo grazie all’opera appassionata e meticolosa di un suo fan, come diremo oggi, V.V Stasov. Critico e storico dell’arte, arrivò a Roma per incontrarlo ma non fece in tempo. Brjullòv morì prima del suo arrivo. Per la passione che nutriva verso i lavori di Brjullòv e la grande professionalità che lo contraddistingueva, Stasov decise di raccogliere e studiare tutti gli ultimi lavori del “grande Karl” e dettagliarli meticolosamente per lasciare ai posteri materiale unico e preziosissimo. Familiarizzò con i membri della famiglia Tittoni e con l’aiuto di questi ultimi utilizzò il dagherrotipo per riprodurre quadri e disegni di Brjullòv mai visti prima perché realizzati appunto esclusivamente negli anni di permanenza a Manziana. Nel 1852 sulla rivista “Otecestvennye zapiski”, Stasov pubblicò un articolo intitolato “Gli ultimi giorni di Karl Brjullòv e ciò che resta a Roma delle sue ultime opere”.
Ritornando a Stasov, dal suo racconto intuiamo che cela volutamente qualsiasi riferimento sull’orientamento di Brjullòv nei confronti dei movimenti rivoluzionari di quegli anni. La critica è discordante su questo aspetto, tuttavia, visti anche alcuni quadri storici a cui si apprestò il pittore, possiamo affermare certamente che il tema non gli fu indifferente. Inoltre, vista l’amicizia con Tittoni e l’indole ribelle di Karl contro qualsivoglia imposizione, si potrebbe azzardare l’ipotesi che fosse un simpatizzante delle idee liberali e democratiche che circolavano in quel periodo. Quasi tutti i disegni e i dipinti (circa una quarantina tra quadri, schizzi e acquerelli) sono rimasti in Italia, nella collezione privata della famiglia Tittoni. Solo sei di questi sono in Russia (tra cui il ritratto dell’archeologo Michelangelo Lanci). La famiglia Tittoni lega la sua storia indissolubilmente a quella di Brjullòv. Il pittore divenne quasi un membro della famiglia e i ritratti a tutti i componenti di questa ne sono la testimonianza. Gli eredi di Angelo Tittoni, conservano non solo molte opere del pittore, ma anche un piccolo album di schizzi, un materiale prezioso che ci consente di indagare nei meandri della sua fervida immaginazione. Nell’album ci sono schizzi e opere di Brjullòv sconosciute e incompiute a cui probabilmente l’artista lavorò sia nel primo che nel secondo periodo del suo soggiorno in Italia.
[Ritratto di Angelo Tittoni 1850-1852]
Anche per Stasov rimasero un mistero le circostanze dell’incontro tra i due. Il critico avanzò l’ipotesi che probabilmente fu il fascino magnetico della personalità di Tittoni a catturare l’animo di Brjullòv. Se pensiamo alla sensibilità del “grande Karl”, forse non fatichiamo neanche ad immaginare che sia andata proprio così. Brjullòv era ricettivo ai guizzi dell’anima, e Tittoni di focolai interni ne aveva parecchi. Non solo, egli era dotato di una forte personalità e carisma, caratteristiche che senza dubbio Karl non aveva incontrato in alcun uomo prima di allora. I suoi racconti appassionati sulla rivoluzione e le idee di libertà poi, fecero il resto. Il terreno era fertile, gli argomenti solleticavano la sensibilità e la curiosità del pittore.
Nel 2007 un gruppo di storici russi ha fatto visita ai discendenti di Angelo Tittoni a Manziana per raccogliere informazioni sugli ultimi giorni del pittore. La pronipote Maria Giulia li ha accolti senza reticenze e ha mostrato loro quadri e bozzetti completamente sconosciuti, mai usciti dalle mura familiari. Gran parte delle opere di Brjullòv mostrate agli storici coincideva perfettamente con quanto riportato da Ivanov nella sua lettera alla redazione scritta dopo aver fatto visita alla famiglia Tittoni. Nel loro reportage gli storici russi hanno raccontato lo stupore e la gioia immensa nel vedere e toccare i disegni e le lettere originali del “grande Karl” conservati dalla famiglia. L’apice della contentezza però l’hanno raggiunta a fine visita quando con grande sorpresa, la signora Maria Giulia ha aperto le porte del palazzo di proprietà della famiglia Tittoni nel quale visse gli ultimi anni della sua vita il grande pittore russo. La signora Maria Giulia li ha accompagnati in una stanza. Ha spalancato le porte e ha mostrato loro la stanza di Brjullov: un letto in noce, un paio di comodini, un cassettone e una specchiera. Tutto era rimasto intatto anche dopo la morte del pittore. Questa era stata la volontà del suo amico Angelo Tittoni…
Fonti:
MARIA ELISA TITTONI, Karl Brjullòv e Angelo Tittoni, Galleria Berardi, Arte dell’ottocento – Karl Brjullov (1799-1852) Disegni e bozzetti, D’Arco Edizioni (https://issuu.com/galleriaberardi/docs/karl_brullov_disegni_e_bozzetti)
http://www.specchioromano.it/Fondamentali/Lespigolature/2011/maggio/Angelo%20Tittoni.htm
https://otkritka-reprodukzija.blogspot.it/2011/01/blog-post_31.html