E’ un po’ la notizia dell’uomo che morde il cane, ma è vera. Un tribunale turco ha condannato una donna vittima di violenze da parte del marito perché l’uomo picchiandola si è fatto male alla mano.
La donna era stata soccorsa dalla polizia allertata dai vicini. Era stata collocata in un rifugio di Ankara con i figli. Ma l’uomo continuava a picchiarla, approfittando delle visite ai figli.
È stato denunciato dalla polizia, ma ha sporto denuncia a sua volta contro la moglie, sostenendo che anche lei gli aveva provocato lesioni, mostrando la mano gonfia.
Così, riferisce Milliyet, la 13esima Corte penale di Ankara ha deciso di condannare i due coniugi alla stessa pena, una multa di 3000 lire turche, poco più di mille franchi, senza approfondire la vicenda.
Secondo il giornale, dopo la sentenza, il marito ha continuato a picchiare regolarmente la moglie in totale impunità. Insomma storie di banale, ordinaria, barbarie quotidiana che si ripetono dove il tema è l’idea del possesso. Statistiche dicpono che più di una donna su tre in Turchia è vittima di violenze coniugali ma pochissime denunciano i fatti alle autorità.
Dati alla mano il 15% delle donne è costituito da vittime di abusi sessuali. Soltanto il 4% delle donne picchiate sporge una denuncia alla polizia e l’1% sono integrate in case protette.
La Turchia, un paese laico la cui popolazione è in grande maggioranza musulmana, ha moltiplicato le riforme a favore delle donne per rafforzare le sue possibilità di aderire un giorno all’Unione europea. Sul campo e nelle mentalità, rimane molto da fare per ridurre le discriminazioni di cui sono vittime le donne, secondo le organizzazioni femministe.
La stampa di opposizione ha più volte denunciato la estrema tolleranza di molti magistrati turchi nei confronti di mariti e compagni responsabili di violenze contro le donne.