“Il talento, quello autentico, non avrà più peso nel giudizio di questo pubblico. Mai più! Neppure per il sangue che hai versato su questa arena, ormai secco, ormai inodore, tu otterrai il legittimo ricordo, la giusta considerazione, la meritata ovazione di un tempo“(cit. Il Direttore del Circo Morente). Eppure lo spettacolo “L’anima buona di Lucignolo. Nel ventre del pescecane” riesce a far presa nel giudizio di questo pubblico e vince. Lo spettacolo, dove il talento è presente e vivo, si inserisce all’interno della rassegna “Turn Over” curata da Interno5 e dal Teatro Bellini per dare spazio alle realtà che lavorano all’interno del sistema teatrale e cercano di emergere. Gli spettacoli della rassegna continuano Giovedì e Sabato, 16 e 18 ottobre, presso il Teatro Bellini alle 21, andrà in scena “Hamlet Travestie” di Punta Corsara e “Il Contratto” per la regia di Pino Cerbone.
L’autore del testo “L’anima buona di Lucignolo. Nel ventre del pescecane” Claudio B. Lauri ricuce e rielabora la favola di Collodi, raccontando una storia alternativa a quella dell’autore fiorentino. Siamo nei capitoli XXXII e XXXIII, Pinocchio e Lucignolo ormai si sono trasformati in due somarelli e l’Omino – dalla fisionomia tutta latte e miele – che prima li aveva condotti nel Paese dei Balocchi si impadronisce di loro per venderli nelle fiere e nei mercati. «Quel che accadesse di Lucignolo – scrive Collodi – non lo so: so, per altro, che Pinocchio andò incontro fin dai primi giorni a una vita durissima e strapazzata». Questa volta Pinocchio resta sullo sfondo e a redimersi è Lucignolo. Nel testo proposto da Lauri i due amici, ormai fratelli di sangue e rivali in amore, vengono venduti entrambi al direttore del Circo.
Un palcoscenico nudo, cavi e funi a vista, un mondo di stelle elettriche, un giaciglio fatto di scarpe bianche. Cerone ed ombre, tante ombre. La regia di Luca Saccoia, che è anche interprete del Direttore del Circo insieme a Enzo Attanasio nel ruolo dell’Omino di Burro e Mario Zinno in quello di Lucignolo, ci regala il gettone – una fava – per salire sulla giostra di questo circo. Un circo con una funzione rieducativa e pertanto dove la finzione è la prima delle verità. Particolare attenzione viene posta per gli elementi visivi. Oltre al disegno luci di Luigi Biondi e le maschere realizzate da Claudio Cuomo sono da tener presente gli elementi lignei di Giorgio Caterino. L’insieme di questi elementi sottolinea la natura oscura dell’opera. I tre attori presentano i loro personaggi ricoperti di questo strato dark e si evolvono egregiamente nella linea melodica creata da Luca Toller e nei costumi di Gina Oliva. Per quanto riguarda la musica resta isolata nell’impianto drammaturgico e non supporta appieno il lato gastronomico dello spettacolo. Restano due elementi ottimi, da un lato le doti canore dei tre attori, dall’altra l’esecuzione dei musicisti Carmine Brachi (batteria percussioni), Francesco Gallo (strumenti a fiato), Renzo Schina (contrabbasso) e dello stesso Luca Toller (piano). Solo verso il finale, la vera anima dell’operetta viene fuori, coinvolgendo entrambi. Una lunga attesa, ma ben ripagata.