Uno spettacolo forte, per non dimenticare, prodotto da ONG Teatro, ex Asilo Filangieri, dedicato alla tragica vicenda di Stefano Cucchi, un ragazzo di 31 anni, morto mentre era sotto la custodia dello Stato.
Casa del Contemporaneo ospita a Salerno, sul palco della Sala Pasolini, una storia simbolo di tante ingiustizie. In scena sabato 18 marzo (ore 19) e domenica 19 marzo (ore 18), “Luci della città/Stefano Cucchi”, testo e regia di Pino Carbone, con Francesca De Nicolais, che unisce la leggerezza di Charlot nel film “Luci della città” – in cui si improvvisava inverosimile boxeur – alla gravità di quanto accaduto a Stefano Cucchi, un improbabile peso piuma, che praticava boxe a livello amatoriale.
La sensazione è quella di assistere a uno spettacolo che non dovrebbe avere luogo. Perché di Stefano Cucchi, a teatro, non si dovrebbe parlare.
Perché è una storia che nessuno vuole sentire. Perché non c’è niente da rappresentare. Un ragazzo di 31 anni è morto. È entrato in carcere sulle sue gambe, è uscito cadavere dal reparto di medicina protetta di un ospedale una settimana dopo. Senza poter vedere i suoi familiari, senza potersi neppure cambiare i vestiti e la biancheria.
Sul suo corpo sfigurato vistosi segni, in quel letto d’ospedale i sudori acidi di una solitaria astinenza. La vicenda di Stefano Cucchi è emblematica di qualcosa che non va, di qualcosa che ci riguarda. Che dovrebbe riguardarci tutti, se avessimo occhi.