Uno sguardo ad infrarosso puntato al cuore di Orione per svelare i piccoli gioielli incastonati nella sua cintura. Porta la firma del telescopio cileno VLT dell’ESO l’ultimo ritratto alla Nebulosa di Orione, uno scatto nella radiazione infrarossa realizzato con lo strumento HAWK-I che mostra la presenza di un numero di stelle nane brune e di oggetti simili a mini pianeti dieci volte maggiore di quanto immaginato. La presenza di questi corpi di piccola massa ci permette di comprendere meglio la storia del processo di formazione stellare all’interno della nebulosa.
La celebre Nebulosa di Orione si estende per 24 anni lucenella costellazione omonima ed è visibile ad occhio nudo dalla Terra come una vaga macchia luminosa: la relativa vicinanza poi la rende un laboratorio ideale per meglio comprendere i processi e la storia della formazione stellare e per determinare quante stelle e con quali masse si formino.
Questa nuova immagine ha suscitato grande entusiasmo mostrando un’abbondanza inaspettata di oggetti di massa molto piccola, il che suggerisce a sua volta che la Nebulosa di Orione possa generare in proporzione molti più oggetti extra small di altre regioni di formazione stellare più piccole e meno attive. La tecnologia per osservare facilmente oggetti di questo tipo ancora non esiste ma il futuro telescopio europeo E-ELT (Extremely Large Telescope) di 39 metri di diametro che dovrebbe entrare in funzione nel 2024 è progettato tra l’altro proprio per la ricerca di pianeti.