Il punto della situazione
Lo Stivale Spezzato di Mimmo Nunnari edito da SanPaolo è una ricostruzione appassionata sulla frattura che sembra insanabile tra il Nord e il Sud del Paese.
L’autore, scrittore e giornalista, si è avvalso di due voci autorevoli della Chiesa che si sono pronunciate sull’argomento e che mai, come altri prima, gridano alla necessità di una riconciliazione tra i due territori spaccati.
La storica frattura non è più argomento del giorno ormai da troppo tempo. Mimmo Nunnari ha deciso di richiamare l’attenzione sul fenomeno archiviato nel cassetto della politica, ricostruendo la nascita e la gravità della “questione meridionale” mai risolta.
L’autore propone una possibile soluzione ascoltando il punto di vista di tre figure autorevoli della Chiesa italiana di ieri e di oggi.
Ne Ne “Lo Stivale Spezzato” di Mimmo Nunnari, infatti, l’autore riporta l’intervista del 1992 al cardinale Carlo Maria Martini proprio sul tema della frattura insanabile nel nostro Paese; ci racconta l’opinione del mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, città sommersa da problemi di ogni tipo e riporta il punto di vista del mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo.
Mimmo Nunnari è scrittore e giornalista, ha lavorato in Rai e insegnato Sociologia dei processi comunicativi e culturali nelle Università di Messina e per Stranieri di Reggio Calabria. Tra i suoi libri si ricordano Nord Sud l’Italia da riconciliare (con Giuseppe Agostino e Carlo Maria Martini, San Paolo 1992); Dal giornale al portale; Media Arabi e Cultura nel Mediterraneo; La Calabria spiegata agli italiani; Destino Mediterraneo e Elogio della Bassitalia.
Lo Stivale Spezzato di Mimmo Nunnari
Ho avuto il piacere di intervistare l’autore su un tema che mi sta particolarmente a cuore, quello dell’Italia spezzata appunto. Insieme a Nunnari abbiamo cercato di capire perché secondo lui la politica è miope e perché a pronunciarsi sull’argomento resta ormai solo la Chiesa.
Il suo libro affronta un’atavica questione, il divario tra Nord e Sud. Ci racconta perché ha scelto di affrontarla con personaggi autorevoli della Chiesa italiana?
Sulla questione del divario Nord Sud è calato da lustri il silenzio. Il problema, considerato “fastidioso”, è come sparito dall’agenda dei governi, della politica, sparito pure dallo spazio pubblico del dibattito culturale. In questo silenzio, che ormai dura da decenni, si è solo sentita solo, sul finire del secolo scorso, la voce della Chiesa, con continui richiami alla riconciliazione, al bisogno di stare insieme, alla pacificazione, basta ricordare il documento del 1981 “Il Paese non si salva se non insieme”, scritto dai vescovi italiani in una stagione di comunione e profezia. Sottolineavano, in quel documento, che stare insieme può essere una grande risorsa. Spiegavano che “insieme” significava più fiducia e la necessità di produrre uno sforzo culturale collettivo, di impegnarsi, tutti, nel dialogo, di cambiare in profondità.
In quel periodo, eravamo all’inizio degli anni Novanta, grazie a due eminenti figure della Chiesa italiana, il cardinale Carlo Maria Martini e l’arcivescovo Giuseppe Agostino, scrissi il libro “Nord Sud, l’Italia da riconciliare”, con cui affrontammo il tema della contrapposizione Settentrione Meridione, scansando i pregiudizi da una parte (Nord) e i vittimismi dall’altra (Sud). Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società, era il senso del messaggio di Martini e Agostino.
Per “Lo stivale spezzato” sono ripartito da quell’esperienza, dalla lezione di due grandi della Chiesa di allora, mettendo a confronto adesso tre figure importanti della Chiesa contemporanea, della Chiesa che cambia, il cardinale Matteo Zuppi, adesso eletto presidente della Cei, e gli arcivescovi Mimmo Battaglia di Napoli e Corrado Lorefice di Palermo. Sono pastori della Chiesa di Francesco, con l’odore di pecore, che, anche loro, vedono nella riconciliazione l’unica via d’uscita da questa anomala situazione italiana di due territori distinti distanti e separati in una patria comune.
Il cardinale Zuppi nella prefazione ha usato parole chiare, definitive: “Non accettiamo lo scetticismo o la rassegnazione per cui non si pone nemmeno nell’agenda il problema della frattura Nord Sud e di come riconciliare i due pezzi. Il problema della riconciliazione è una sfida per tutti e in ogni situazione, perché il male divide e crea delle contrapposizioni, e la riconciliazione, anche dal punto di vista sociale e politico, è fondamentale, tanto più nel momento storico che stiamo vivendo”. Queste parole mai nessuno nella politica, nella cosiddetta intellighenzia italiana è stato mai capace di pronunciarle.
In base ai suoi studi e riflessioni, secondo lei è davvero insanabile questa frattura?
Non saprei perché l’Italia è un Paese particolare, dall’unità malcerta, senza un’identità, priva di visioni comuni. Svanito il sogno dei profeti meridionalisti di eliminare le disparità tra le due Italie, l’addio al Sud è diventato ideologico, politico e culturale ed è stato accettato da tutti i segmenti della società. La questione meridionale irrisolta sembra diventata irrisolvibile. L’economia dualistica, una volta creatasi, si è sviluppata in un circolo conflittuale vizioso, analogamente a quanto avvenuto sulla scia del colonialismo in altre parti del mondo.Solo col completamento del percorso unitario sarà possibile affrontare la questione ormi secolare delle “due Italie” e ricomporre la frattura Nord Sud. Bisognerebbe però pure fare presto.
Non si capisce che, se una parte d’Italia s’inabissa, il Meridione, l’altra, il Settentrione, corre il rischio di ridursi al vecchio destino preunitario di Italia “espressione geografica” col risultato che le regioni del Sud saranno sempre più esiliate nella loro spaventosa condizione di deficit civile e arretratezza economica e quelle del Nord magari più ricche ma irrilevante nello scacchiere internazionale. Rimarrebbe solo quell’Italia del rancore che da tempo assiste impotente al tramonto dei grandi interessi collettivi della società. Per cui, o si trova una via d’uscita o, come osserva il saggista Isaia Sales, si mette definitivamente in discussione per l’Italia, il significato di nazione.
La politica miope e ancorata a logiche di opportunismo è il male maggiore del nostro Paese, che, peraltro si nutre di rapporti stabili con il malaffare. Secondo lei, se non si crea una cultura politica, cioè una politica che metta al primo posto il bene della comunità e non del singolo, si potrà mai sanare questa storica frattura tra nord e sud?
Dobbiamo essere realisti e non essere ipocriti. L’Italia è un Paese con un forte deficit di democrazia, con un sistema corruttivo, non solo mafioso, che condiziona la crescita armoniosa del Paese, che ha un tasso di conflittualità enorme, di litigiosità inaccettabile.
C’è stata solo una stagione politica in cui si è respirata aria pulita, la stagione del dopoguerra, dei grandi leader, a cominciare da Alcide De Gasperi; la stagione che ha portato al boom economico. Dopo è cominciato il lungo declino che ancora non si è fermato. Lei, giustamente, osserva che sarebbe necessario che la politica mettesse al primo posto il bene comune, ma francamente mi sembra solo una speranza destinata a svanire, non una possibilità concreta. Perciò, sanare la frattura Nord Sud con questa politica attuale mi sembra difficile che possa avvenire. Ma non bisogna mai disperare.
Qual è la parte del suo libro che l’ha appassionata di più mentre la scriveva? E perché?
Forse la ricostruzione storica del dualismo Nord Sud, che nasce, come ho potuto accertare negli atti parlamentari del primo Parlamento di Torino, nel bel mezzo di grandi falsità, di menzogne, di visioni miopi che confermano come il faticoso e doloroso processo di unificazione più che altro è stato un processo di annessione di vari territori nel regno piemontese. Detto ciò senza avere nostalgie per il passato preunitario.
Per invogliare all’acquisto de Lo Stivale Spezzato, ci spiega com’è strutturato il libro e cosa troverà il lettore?
Il libro ha un’introduzione lunga, che è quasi un saggio a parte. Ce n’era bisogno, perché l’argomento è stato affrontato a 360 gradi, come si dice quando si tenta un’analisi completa, a tutto campo. C’è la storia, c’è la politica, la letteratura, l’economia, la sociologia, e c’è il pensiero di uomini della Chiesa di oggi e di ieri, perché in appendice è pubblicata per intero ‘intervista del 1992 al cardinale Martini apparsa nel libro “Nord Sud l’Italia da riconciliare”.