Il 2 febbraio 2023, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge “Disposizioni urgenti per la sicurezza e la competitività degli autoservizi pubblici non di linea”, meglio noto come decreto “Asset“. Il provvedimento, tra le altre cose, introduce la possibilità per i Comuni di grandi dimensioni, dalle Città Metropolitane alle sedi di aeroporti, di ampliare fino a un massimo del 20% le attuali licenze dei taxi per far fronte alla carenza di auto bianche.
Licenze dei taxi: perché lo scontro?
L’approvazione del decreto ha suscitato un secco scontro tra il governo e il Campidoglio, che ha annunciato di non voler utilizzare la nuova procedura per l’aumento delle licenze. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha definito il decreto “fatto male” e “inutile”, in quanto, a suo dire, comporterebbe la perdita di tutti i soldi che vanno ai Comuni per la gestione amministrativa delle licenze.
Le critiche del Campidoglio si concentrano su due punti principali. In primo luogo, il decreto prevede che le nuove licenze siano assegnate tramite un bando pubblico, il che, secondo Gualtieri, porterebbe a una svalutazione del valore delle licenze già esistenti. In secondo luogo, il decreto non prevede alcuna compensazione economica per i Comuni per la gestione delle nuove licenze, che comporterebbe un aggravio di spesa.
Tra Campidoglio e Governo
Il governo ha respinto le critiche del Campidoglio, sostenendo che il decreto è stato approvato dopo un confronto con le associazioni di categoria e che rappresenta la soluzione migliore per risolvere la carenza di taxi nelle grandi città. Il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Matteo Salvini, ha dichiarato che non ci sono scuse per non applicare il DL Asset.
Lo scontro tra governo e Campidoglio è ancora in corso e non è chiaro quale sarà l’esito. In attesa di una soluzione definitiva, la carenza di taxi a Roma e in altre grandi città continua a rappresentare un problema per i cittadini e per i turisti.
Le possibili soluzioni
Al momento, le due parti in causa non sembrano intenzionate a cedere. Il governo è determinato a far applicare il decreto, mentre il Campidoglio è deciso a non utilizzarlo.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di trovare un accordo tra le parti che tenga conto delle esigenze di entrambe. Ad esempio, il governo potrebbe accettare di modificare il decreto prevedendo una compensazione economica per i Comuni per la gestione delle nuove licenze. Il Campidoglio, d’altra parte, potrebbe accettare di utilizzare il bando pubblico per l’assegnazione delle nuove licenze, ma introducendo delle condizioni per evitare la svalutazione delle licenze già esistenti.
Un’altra possibile soluzione potrebbe essere quella di intervenire a livello legislativo per modificare la normativa sulle licenze taxi. In questo caso, sarebbe necessario trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di tutela dei lavoratori del settore e quelle di garantire un servizio efficiente e accessibile ai cittadini.
Le conseguenze dello scontro
Lo scontro tra governo e Campidoglio sta avendo diverse conseguenze negative. In primo luogo, ha contribuito a aggravare la carenza di taxi nelle grandi città, con conseguenti disagi per i cittadini e per i turisti. In secondo luogo, ha creato incertezza e confusione nel settore dei taxi, con possibili ripercussioni negative sull’occupazione.